Descrizione
Monica Farnetti
Ritratti del tempo
Virginia Woolf e le scrittrici italiane
Inesplorato e fecondo, il debito contratto dalle autrici italiane con il pensiero e l’opera di Virginia Woolf viene per la prima volta posto in luce, consentendo una nuova lettura di alcuni capolavori della letteratura novecentesca che consistono in altrettanti, spettacolari modelli di rappresentazione del tempo. Virginia Woolf, così audace nel pensare il tempo, e così geniale nel metterlo in scena quale grande protagonista dei suoi romanzi, ha reso disponibili alcune inedite forme di relazione con esso, che si sono rivelate consone all’esperienza femminile tanto da prefigurare un possibile “tempo delle donne”.
È da lei infatti, come queste pagine documentano, che le scrittrici prese in esame – da Anna Banti a Gianna Manzini, da Fausta Cialente a Maria Bellonci, da Elsa Morante a Gina Lagorio, Goliarda Sapienza e Melania Mazzucco, con l’aggiunta di Marguerite Yourcenar – hanno appreso a farne un’esperienza propria e proficua, ottenuta attraverso la salvaguardia degli equilibri fra tempo della vita e tempo della storia e la comprensione dei loro delicati intrecci. Come tutte le narrazioni in bilico fra romanzo storico e biografia, sensibili a come il tempo possa farsi racconto e capaci di rispondere con invenzioni magistrali, le autrici qui convocate tendono a persuaderci che di esso si possa fare addirittura un alleato, a condizione di non soccombere alle sue leggi prefissate e di approfittare del suo frequente essere “fuori dai gangheri”.
Monica Farnetti è docente di Letteratura italiana all’Università di Sassari. È socia dall’origine e attiva collaboratrice della Società Italiana delle Letterate, e fa parte del gruppo internazionale di ricerca “Escritoras y escrituras”. Ha curato opere di Maria Savorgnan , Gaspara Stampa, Cristina Campo, Anna Maria Ortese e Goliarda Sapienza. Tra i suoi libri: Tutte signore di mio gusto (La Tartaruga, 2008), Dolceridente. La scoperta di Gaspara Stampa (Moretti & Vitali, 2017), Sorelle. Storia letteraria di una relazione (Carocci, 2022).
UN ASSAGGIO
Indice
7 Premessa
9 Nota
11 1. Scritture fuori dai gangheri
19 2. Il bene del tempo
34 3. Etica della differenza temporale
41 4. Il privilegio dell’esistenza individuale. Anna Banti
51 5. Dalle due alle tre o del tempo innamorato. Gianna
Manzini
61 6. Domani farà bello. Fausta Cialente
74 7. La dama stellata. Maria Bellonci
85 8. Un voletto di altalena. Elsa Morante
101 9. Anni-luce. Gina Lagorio
108 10. Ragtime. Goliarda Sapienza
120 11. Vita Vite. Melania Mazzucco
131 12. Biografie dell’Essere. Marguerite Yourcenar
Premessa
Un’indagine a così largo raggio quale quella che il titolo prospetta imponeva di necessità una scelta di campo, che ne restringesse in partenza i confini e la rendesse realizzabile. Dato quindi l’acclarato rilievo, nella scrittura di Virginia Woolf, del tema del tempo, stimato il grande protagonista delle sue opere maggiori e minori e da lei fatto oggetto di spericolate quanto spettacolari sperimentazioni, si è optato per seguirne le forme di rappresentazione e di messa in scena a specchio delle autrici italiane ritenute più sensibili a tale magistero. E individuato il romanzo storico come il genere letterario per definizione più accogliente nei confronti del tema, quello che da una riflessione sul tempo non può esimersi, si è stabilito di fare di esso l’ambito elettivo della ricerca.
Le scrittrici del Novecento italiano che il titolo annuncia e che si incontreranno in queste pagine sono pertanto essenzialmente autrici di romanzi storici, prescelti tanto per la loro indiscussa qualità quanto per la loro provata capacità di riconoscere, assorbire e rilanciare il geniale insegnamento della Woolf. Laddove forse le due cose vanno insieme e non sono separabili.
Il romanzo storico femminile viene dunque qui adottato come una fra le possibili vie d’accesso e di esplorazione del grande argomento della fortuna di Virginia Woolf nella letteratura italiana, nella quale sono comprensibilmente le scrittrici, meglio che gli scrittori, a fare tesoro di lei. Poiché gli esperimenti sul tempo in cui la sua narrativa indulge e in definitiva consiste, e che diffusamente illuminano le soluzioni delle autrici nostrane, sottendono com’è ovvio una meditata e precisa presa di posizione nei riguardi del tema, che dà origine a, ovvero è alimentata da, modi non scontati di farne esperienza. Si tratta qui perciò, oltre al resto, di aggiungere qualche riflessione al dibattito su un possibile “tempo delle donne”, ovvero sul modo in cui le donne stanno nel tempo, lo pensano, lo sentono e lo mettono in figure.
Se le piste di indagine, per quanto correlate, sono molteplici e la materia che percorrono comunque estesa sebbene circoscritta, vorrei tuttavia che ne emergesse senza venirne offuscato un, peraltro assai saldo, ulteriore obiettivo. Che è quello di rendere onore alle scrittrici prese in esame e, attraverso di loro, a colei che del tempo, grande avversario del genere umano, della sua felicità e della sua pace, ha saputo e insegnato a fare un alleato. Rivelandosi, anche per questa via, la portatrice e la sollecitatrice di una coscienza femminile differente.