Descrizione
Arianna Sforzini
Michel Foucault un pensiero del corpo
Traduzione di Federico Valgimigli
Il corpo attraversa il pensiero di Michel Foucault come un filo rosso. Cadavere aperto sul tavolo autoptico, massa opaca allo specchio della quale l’uomo, oggetto/soggetto delle scienze umane, percepisce il proprio riflesso fondante e inquietante. Corpo dilaniato dal supplizio, corpo “infame” di fronte al corpo onnipotente del re. Corpo dell’operaio reso docile dalle tecniche disciplinari. Corpo agitato del convulsionario, corpo contorto dell’isterica di fronte alle richieste di verità del medico o del confessore. Corpo del saggio antico aduso alle pratiche dietetiche o etiche. Corpo utopico, doppio, immaginario.
Attraverso questa variegata panoplia, la questione della verità del corpo viene messa fuori gioco. Non esiste un concetto univoco, una natura essenziale del corpo. Esistono solo storie, storie di lotte. Se infatti è vero che il corpo è il luogo dell’iscrizione del potere, è altrettanto vero che esso ne è l’istanza di contestazione, verifica e alterazione.
Oggi, riscoprire la centralità di tali questioni appare tanto più urgente in quanto molte delle nostre lotte contemporanee (attorno al genere o alla bioetica, per esempio) vengono condotte proprio sotto il segno di una “politica del corpo”.
Arianna Sforzini è membro dell’equipe di ricerca Lettres, idées, savoirs (LIS) dell’Université Paris-Est Créteil. Attualmente partecipa del progetto “Foucault Fiches de Lecture” (CNRS-ENS Lyon) ed è ricercatrice alla Bibliothèque nationale de France, dove lavora alla costituzione di un inventario scientifico del fondo Michel Foucault. Autrice di diversi articoli, ha recentemente pubblicato Les scènes de la vérité. Michel Foucault et le théâtre (Le bord de l’eau, 2017).
UN ASSAGGIO
Introduzione
vous verrez mon corps actuel
voler en éclats
et se ramasser
sous dix mille aspects
notoires
un corps neuf
Antonin Artaud
Nell’opera di Foucault il corpo è un protagonista imprescindibile e multiforme: cadavere aperto sul tavolo autoptico di Bichat, corpo smembrato di Damiens, corpo docile dell’operaio disciplinato collegato alla macchina, corpo parresiastico, ributtante, fastidioso, del cinico sulla pubblica piazza… Eppure questa presenza è stata ignorata dai commentatori della sua opera. Il ruolo che svolgono i corpi nel pensiero di Foucault, la loro dimensione teorica e pratica, la loro potenza estetica e politica, la capacità di trasformare la storia, sono state largamente trascurati. Nella maggior parte dei casi, ci si accontenta di vaghi riferimenti alla “materialità del potere”, alla “biopolitica”, o alle “pratiche di soggettivazione”. Tuttavia, ritrovare la centralità di tali questioni appare oggi tanto più urgente in quanto numerose lotte (le problematiche di genere o i dibattiti bioetici, per esempio) vengono condotte proprio sotto il segno di una politica del corpo.
Questo libro intende rispondere alla sfida di recuperare, in tutta la sua estensione e intensità, la questione del corpo in Foucault. Non pretende di essere esauriente. Si propone invece di esporre le problematizzazioni decisive di una interrogazione del corpo sempre presente: il corpo oggettivato dalla medicina, il corpo docile dei sistemi disciplinari, la carne sottomessa all’ingiunzione del confessare la verità del suo desiderio, il corpo indecidibile dell’ermafrodita, il corpo esemplare del saggio ecc.
Corpi plurali, corpi individualizzati. Corpi straziati, corpi utopici. Sottomessi o resistenti. Non esiste un concetto o una verità del corpo, ma una panoplia, un mosaico di corpi attraversati dalla storia o che cambiano la storia. La realtà dei corpi è quella di una materialità proteiforme ma creatrice di singolarità, di una storicità anonima ma inventiva, sempre in lotta contro la dominazione dell’astratto e dell’universale. Il corpo è ciò che sempre va oltre il soggetto nelle sue capacità di sintesi ordinata. È il dissimile dell’anima, la sua evasione.
Invece di cercare un’unica verità del corpo, Foucault si preoccupa di pensare la molteplicità dei corpi della verità: come la verità prende corpo nei corpi, ma anche come i corpi la falsificano volendola verificare, la contestano volendola incarnare, la demoltiplicano volendola controllare. Ciò che interessa Foucault non è né il corpo come oggetto di un discorso di verità (problema del positivismo scientifico), né il corpo come soggetto originario di un rapporto autentico con il mondo (problema della fenomenologia). È un corpo tormentato, attraversato, complicato dalla verità. Ma che sia sdoppiato da un linguaggio anonimo o scandalosamente esposto da un dire-vero aggressivo, il corpo fa sempre valere la resistenza testarda, ghignante e irridente dell’immanenza. È così che Foucault giunge a formulare la propria ontologia della verità: opposta a ogni sostanzialismo, anti-teleologica, non pragmatica, intrinsecamente ribelle.