Descrizione
Maestri ribelli
Pensatori e scrittori del conflitto
a cura di Aldo Marroni e Ugo di Toro
Vi sono “maestri” i quali insegnano il compromesso con la realtà e vi sono “maestri” i quali avviano i propri discepoli verso forme di ribellione le quali si esprimono soprattutto in stili di pensiero e di vita fuori da ogni schema convenzionale. Essi attraggono con passione e coinvolgono con forza nelle loro esperienze estreme molti giovani studiosi. Il fatto principale è che in loro il pensare non ha nulla di fiacco, al contrario è vissuto e praticato sotto il segno di una convinta intensità spirituale; non vi è alcunché nella filosofia di questi intellettuali che faccia pensare alla stanca celebrazione e conservazione del passato oppure a una adesione acritica al presente. Il forte sentire di cui sono portatori ha quale presupposto principale la riconsiderazione del pensiero quale esercizio flagrante, per tale motivo si possono definire “maestri ribelli”.
Sono raccolti nel volume saggi su: Pierre Klossowski, Emil Cioran, Michel Foucault, Mario Perniola, Beau Brummell, Giacomo Leopardi, Pitagora, Thomas Bernhard, Nick Land.
Contributi di Sergio Benvenuto, Enea Bianchi, Gioele P. Cima, Antonella Del Gatto, Vincenzo Di Marco, Ugo di Toro, Aldo Marroni, Giuseppe Patella, Giuseppe Zuccarino
Aldo Marroni insegna estetica presso l’Università degli Studi “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara. Fa parte del comitato di redazione di “Ágalma. Rivista di studi culturali e di estetica”. Tra le sue ultime pubblicazioni: L’arte ansiosa. Perché non ci sono più né artisti né arte (Bruno Mondadori, 2019) e per i nostri tipi, Sotto il segno del dionisiaco (2016).
Ugo di Toro insegna Storia dell’etica e delle politiche sociali presso l’Università degli Studi “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara. Collabora a riviste italiane e straniere. Ha pubblicato articoli su Parmenide di Elea, Platone, Marco Aurelio, Macrobio; ha pubblicato il volume L’enigma Parmenide. Poesia e filosofia nel proemio (Aracne, 2010); ha curato con Aldo Marroni i volumi, Muse ribelli. Complicità e conflitto nel sentire al femminile (ombre corte, 2012); Scrittori e gusto urbano fra Settecento e Ottocento, di Francesco Iengo (ombre corte, 2015); ha curato con Antonella Del Gatto il volume, Metropoli. Estetica, arte, letteratura. Saggi in memoria di Francesco Iengo (ombre corte, 2016).
UN ASSAGGIO
Indice
7 Presentazione. Perché i maestri ribelli?
di Aldo Marroni e Ugo di Toro
13 Michel Foucault. Dire la verità sulla storia della verità
di Sergio Benvenuto
38 George Bryan Brummell o l’estetica della scomparsa
di Enea Bianchi
59 Sotto il segno dello Zero: Nick Land, maestro “inumano”
di Gioele P. Cima
85 Il magistero ribelle di Giacomo Leopardi: l’io dei Canti tra materialismo e umorismo
di Antonella Del Gatto
106 Letteratura come infamia. Saggio su Thomas Bernhard
di Vincenzo Di Marco
126 Pitagora: allievo e maestro ribelle
di Ugo di Toro
143 Cioran, un ribelle senza ribellione
di Aldo Marroni
162 La civiltà estetica tra acutezza e strategia. Mario Perniola maestro riluttante
di Giuseppe Patella
180 Klossowski, o dell’ostinata singolarità
di Giuseppe Zuccarino
201 Gli autori
Presentazione
Perché i “maestri ribelli”
di Aldo Marroni e Ugo di Toro
Secondo Umberto Eco vi sono due tipi di maestro: “C’è il maestro che lavora offrendo la sua vita e la sua attività come modello e c’è il maestro che spende la vita a costruire modelli, teorici o sperimentali, da applicare”. Il primo è un modello egli stesso, perché incarna la volontà di donarsi agli altri come oggetto di riflessione; il secondo non è un modello ma costruisce modelli, cioè offre ai suoi allievi uno strumento di lavoro da utilizzare nella ricerca. I maestri della prima specie invitano alla sfida la cui soluzione sta nel produrre la diversità, cioè nel diventare non degli eretici, ma dei ricercatori che, sulla base degli insegnamenti ricevuti, sono in grado di andare oltre il limite tracciato dal maestro. Non avviene la stessa cosa con i maestri del secondo tipo, giacché tutto il lavoro sembra risolversi nel provare quei modelli dati per immodificabili. Stando alla prima definizione sembra che il maestro non inviti alla imitatio magistri, ma alla meditazione e alla ribellione.
Il filosofo francese Alain ebbe l’ardire di scagliarsi contro i professori della Sorbona colpevoli di essere capaci soltanto di ripetere un pensiero già pensato e incapaci di formare gli studenti a quelle idee in grado di risvegliare le coscienze.
Quelle jeunesse allez-vous former? La littérature, à mes yeux, n’est pas un jeu de liseurs: c’est une étude des idées mises en forme, des idées fortes, frappantes, réveilleuse. Il s’agit, premiérement, d’apprendre à lire, j’entends à relire, à méditer, à saisir toute l’idée; non pas une pensée d’avant hier, mais une pensée pour demain, dans Platon dans Marc-Aurèle, dans Montaigne, dans Montesquieu, dans Rousseau. Deuxièmement, de former la plus brillante jeunesse à ces fortes lectures, qui supposent la discussion avec l’auteur, avec soi-même: recherche des vérités morales et des vérités sociales, semences pour chaque esprit. Et, troisièmement, d’exercer toute cette, jeunesse à parler et à ecrire, c’est-à-dire à penser au dehors, par images justes et fortes, par analyses rigoureuses, par intuitions touchantes. Par ce moyen, les esprits réiveilleront les esprits. Qui donc a la charge des choses humaines? Des gens qui savent lire et méditer sur ce qu’ils lisent, et jeter dans l’avenir tout ce qui, dans les livres du passé, est digne de vivre et capable d’éclairer.
Or qui font ces Messieurs de Sorbonne, pendant que nous les payons pour cela? Ils se perdent dans des recherches faciles, lisant ou plutôt feuilletant les auteurs oubliés, y cherchant et y trouvant, parbleu, la monnaie des grands hommes; émiettant les grandes idées et les grandes statues, dispersant le soleil dans les brumes; expliquant enfin, d’une voix ennuyeuse et d’un style plat, ce que Voltaire aurait dû dire et n’a pas dit. Voilà nos maîtres à penser; et fanatiques, avec cela, bien résolu à former des maîtres qui leur ressemblent. Voilà les gardiens du feu.
Da questo invito all’eresia, possiamo trarre una terza modalità dell’essere maestro, cioè il maestro “ribelle”, di cui è necessario tratteggiare, per quanto in maniera molto approssimativa, le inclinazioni filosofiche e psicologiche.