Descrizione
Franco Berardi Bifo
La nonna di Schäuble
Come il colonialismo finanziario ha distrutto il progetto europeo
Durante l’estate 2015 Wolfgang Schäuble, il Ministro delle Finanze tedesco, ha dichiarato allo “Spiegel”: “Mia nonna diceva spesso che la bonarietà conduce alla sregolatezza”. Quando la nonna di Schäuble era giovane, la Germania non correva certo il rischio della bonarietà, e nell’estate dell’amarezza 2015 alcuni si sono chiesti se qualcosa di quella Germania priva di bonarietà non sia riemerso da quando questo paese si è assunto il compito, che nessuno gli ha affidato, di costringere ogni altro paese europeo ad adottare riforme neoliberiste che precarizzano il lavoro e privatizzano le risorse sociali. Questo libro è stato scritto nei giorni del referendum greco e poi della resa di Tsipras: il tema centrale del libro è la sregolatezza, piuttosto che la bonarietà di cui il continente europeo appare al momento sprovvisto. Sregolatezza intesa come altra faccia (la faccia immorale, però) della deregulation. Che significato hanno le regole, di cui la Germania ordoliberista si vuole custode inflessibile? Chi le ha fissate? E chi è tenuto a rispettare le regole, nell’epoca seguita alla deregolamentazione neoliberista? E che funzione svolgono nella cultura dell’Europa gotica? E quale invece nell’Europa barocca? Il collasso dell’Unione europea, la guerra che si diffonde alle sue frontiere e il riemergere dell’odio nazionalista, la disoccupazione che aumenta, la crescita che non può ritornare, e l’inutilità del lavoro salariato. Questi sono i temi di cui si ragiona in queste pagine.
Franco Berardi Bifo (Bologna, 1949), filosofo, è stato fondatore e animatore della rivista “A/traverso” e di “Radio Alic”. Autore di numerosi saggi sulle trasformazioni del lavoro e sui processi comunicativi, tradotti in più lingue. Per i nostri tipi ricordiamo: Dell’innocenza. 1977 l’anno della premonizone (2002); Come si cura il nazi. Iperliberismo e ossessione identitarie (2009), e La nonna di Schäuble. Come il colonialismo finanziario ha distrutto il progetto europeo (2015).
Rassegna stampa
il manifesto – 25.02.2016
L’austerity è «La nonna di Schäuble»
SAGGI . Un libro di Franco Berardi Bifo per ombre corte
di Andrea Fumagalli
La Grecia non è più sulle prime pagine dei giornali, anche di quelli di sinistra. La primavera greca del 2015 (al pari delle primavere arabe di qualche anno prima) è miseramente naufragata nei meandri dei ricatti della Troika e nel gorgo delle politiche d’austerity. La possibilità che fosse possibile frapporre un argine alla politica neoliberista europea imposta dalle oligarchie finanziarie si è rivelata vana. La sconfitta della Grecia è stata la sconfitta della possibilità di modificare lo stato di cose presenti dall’interno della bestia.
Ma non sembra che ci sia ancora oggi piena consapevolezza di questo dato di fatto. Ed è forse proprio questo il motivo per il quale di Grecia non si parla più, come fosse un tabù. Ben venga quindi questo agile libro di Franco Berardi Bifo, La nonna di Schäuble (ombre corte, pp. 154, Euro 13). L’originale titolo deriva da una affermazione del ministro delle Finanze tedesco, nell’estate 2015: «mia nonna diceva spesso che la bonarietà conduce alla sregolatezza». Un’affermazione sprezzante nei confronti del popolo greco, che potrà essere pure anche simpatico e bonario, ma, quasi per natura antropologica (con una vena di razzismo, il che, detto da un tedesco, suona alquanto male), non è in grado di darsi delle regole, soprattutto quelle regole di cui la Germania ordo-liberista si vuole custode inflessibile.
LA DITTATURA FINANZIARIA
Il testo è diviso in cinque parti. Le prime tre parti contengono alcuni contributi scritti tra il 1996 e il 2012, con l’intento di ripercorrere le varie tappe della costruzione monetaria europea secondo i dettami del pensiero monetarista e liberista e l’incidenza della crisi dei subprime del 2008 sull’inasprimento delle misure di austerity, accentuando quel ruolo dittatoriale della finanza che lo stesso Bifo ha denunciato più volte.
Le ultime due parti sono state scritte nella primavera-estate 2015, durante un soggiorno dell’autore in Grecia nelle settimane clou, segnate dal fallimento della trattativa con Bruxelles, l’indizione del referendum, la vittoria del No e la «capitolazione» di Tsipras con le dimissioni di Varoufakis. Sono i giorni in cui si infrangono le speranze di riscatto dell’Europa degli sfruttati e degli espropriati, raccontati con pathos, partecipazione, comprensione senza (giustamente) entrare nel merito delle colpe ed errori di quel «luglio amaro». O meglio, un colpevole c’è: la violenza della dittatura finanziaria e dell’ordine ordo-liberista.
Ed è da questa constatazione che si dipana il ragionamento di Bifo, a partire dall’introduzione sino alla parte finale.
Come si è potuto dispiegare questo cancro dei mercati finanziari che ha avuto la sua metastasi reale nel corpo della Grecia e non solo? «L’Europa è il luogo in cui si costituirono le condizioni di lavoro salariato: privatizzazione e individualizzazione de lavoro. Ma è anche il luogo in cui diviene concepibile l’emancipazione dal lavoro salariato: dalla Comune di Parigi in poi la riduzione dell’orario di lavoro è l’asse principale dei movimenti operai», scrive Bifo. A ciò si aggiunse, con il ’68, l’apertura di un processo di emancipazione anche del sapere che perdura ancora oggi. Ma solo dopo Maastricht, una volta che la riforma neoliberale aveva colpito duro, la cultura europeista incontrò la cultura dell’autonomia del lavoro.
Non si può quindi uscire dall’Europa neo e ordo-liberista che si è affermata nell’ultimo trentennio grazie anche all’insipienza e all’acquiescenza di una sinistra asfittica e imbelle, senza uscire dal capitalismo. «Ma cosa significa uscire dal capitalismo?». Secondo Bifo (e concordiamo) «significa uscire dal regime obbligatorio del lavoro salariato». E questo vale soprattutto oggi, dove il regime di scarsità (ereditato dalla natura) esiste solo artificialmente (come nel caso delle enclosures inglesi del XVII secolo) per perpetuare la costrizione a cedere il proprio tempo di vita per potersi guadagnare l’accesso al denaro per la sopravvivenza. Tale regime di scarsità oggi è venuto meno.
L’innovazione tecnica e il peso crescente dell’«immateriale» consentono una drastica riduzione del tempo di lavoro necessario in presenza di un abbondanza di prodotti grazie all’intelligenza produttiva. Ancora Bifo: «La crisi europea non è crisi di povertà o di scarsità. È il segnale dell’inadeguatezza della forma presente di semiotizzazione economica dell’attività intelligente. La forma capitale non può permettere il dispiegamento della possibilità che pure essa contiene»).
Per questo l’aporia della Grecia non poteva essere accettata. È prioritario impedire che si prenda coscienza che viviamo nella piena abbondanza dei beni immateriali (dalle informazioni, alle relazioni, all’istruzione, ecc.), esattamente quei beni e quelle risorse che oggi costituiscono la linfa vitale del processo di valorizzazione.
FEROCI AUTOMATISMI
Ecco allora che diventa prioritario che il sistema delle «regole» venga rispettato. E che la «sregolatezza» venga repressa. Ma di quali «regole» stiamo parlando? E chi le decide? Si tratta di quelle regole che consentono l’espropriazione della ricchezza sociale che l’autonomia del lavoro potrebbe oggi essere in grado di creare, se fosse libera di esprimersi. È la regola della precarizzazione della vita, è la regola del debito grazie all’imposizione coatta delle politiche di austerity. Sono le regole che il capitale, tramite la finanza, è in grado di imporre alla tecnocrazia consenziente dell’Europa attuale: «La vita sociale è stata allora sottoposta all’ordine di automatismi incorporati nella macchina tecnica di gestione della governance».
Ecco. La «vita sociale», ciò che oggi è al cuore dei processi di sussunzione e di espropriazione. Se non si perseguono processi di autonomia e di liberazione, per noi, come per la Grecia, non c’è scampo. E nessuna intermediazione né dialogo con queste istituzioni potrà portare qualche beneficio.
UN ASSAGGIO
Indice
7 Nota sulla struttura del libro
9 INTRODUZIONE: Fuori, fuori, ma fuori da dove
Guerra ambientale e guerra finanziaria; Oltre l’attuale orizzonte sciogliere il nodo del lavoro salariato; Cassandra; Le passioni e l’interesse; La governance tra Kant a Schopenhauer
PARTE PRIMA: PRIMA DEL COLLASSO
41 Politiche nEUROPAtogene
45 Per un’Europa minore
55 Può Europa sopravvivere al collasso?
64 La crisi europea nel contesto della sollevazione euro-
mediterranea
PARTE SECONDA: IL COLLASSO
73 La tragedia europea comincia in Grecia 76 Nell’agonia d’Europa
80 Utopie retrospettive, distopia del presente 85 Scacco (matto?)
PARTE TERZA: PRIMAVERA INCERTA
101 2 febbraio; 12 febbraio; 15 febbraio; 17 febbraio; 20 febbraio; 21 febbraio; 3 marzo; 8 marzo; 29 aprile
Nota sulla struttura del libro
Questo libro è composto di parti scritte in condizioni differenti: alcuni testi sono articoli concepiti per riviste, e risentono del carattere d’occasione della stesura legata a contesti particolari. Alcuni sono precedenti all’inizio della crisi dei mutui immobiliari americani del 2008, altri ne accompagnano le prime manifestazioni.
Altri poi sono stati scritti nell’estate 2015 durante lo svolgersi della trattativa tra il governo greco e le autorità europee. Altri infine sono stati scritti dopo la drammatica fine di quella trattativa, e affrontano le questioni teoriche emerse durante l’estate dell’amarezza.
Essendo stati scritti in momenti diversi i testi hanno carattere e stile differente, esprimono convinzioni, impressioni o stati d’animo che mutano nel tempo. Fino al punto che il lettore potrebbe trovare delle incongruenze tra alcune affermazioni ed altre. In effetti lo spostamento dell’ottica determinato dall’evolversi degli eventi ha tal- volta modificato la mia percezione e talvolta anche le mie convinzioni. Alcune previsioni che facevo nella primavera 2015 si sono rivelate sbagliate solo pochi mesi più tardi. Non ho ritenuto necessario riscrivere alcunché, e ho preferito mantenere visibili le incongruenze per dare conto di un’evoluzione del mio pensiero e del mio sentimento.
L’estate amara del 2015, quella dello strangolamento del popolo greco da parte di una banda di fanatici che domina la politica tedesca e l’economia europea, è stata anche la stagione più calda a memoria d’uomo. Io mi sono rifugiato in un’isola dell’Egeo per scrivere queste memorie dell’estate dell’amarezza, e per guardare i cieli mediterranei che possono forse ispirarci la saggezza necessaria per rimanere autonomi dal Ministero Mondiale della Paura e della Tristezza.
25 luglio 2015