La (in)traducibilità del Mondo
Attraversamenti e confini della traduzione
Introduzione e cura di Stefano Rota
La traduzione, declinandosi nei vari ambiti in cui prende forma, si presenta come un “atto di cultura”. Da ciò deriva l’insostenibilità di un’idea di traduzione basata su principi di universalità e neutralità, a cui si preferisce quella di una “capacità d’agire” della traduzione che vive nel e del costante cambiamento e riposizionamento, o riterritorializzazione, di una cultura rispetto a un’altra. L’interazione tra la pluralità di pratiche di espressione, siano esse linguistiche, corporali, emotive o esistenziali, definisce una complessità di processi che attraversano le nostre vite fin dalla nascita, ci pongono sempre “in traduzione”, ci modificano, nel momento in cui le nostre espressioni vengono codificate per essere trasferite e comunicate ad altri. Costituendoci così come soggetti inter-individuali, la traduzione svolge una funzione politica nel senso pieno del termine, definendo norme – e con esse l’anomalia, la devianza – per la traducibilità o l’intraducibilità delle nostre parole, atti, emozioni. Da qui l’urgenza di ridefinire i concetti di intercultura, cittadinanza e universalità, differenza, separazione e negoziazione: il “terzo spazio”, lo spazio vuoto del “tra” è quello in cui questi concetti assumono una connotazione piena; questo spazio diviene l’ambito d’azione per eccellenza.
Universale, confine, resistenza, verità, soggettività, produzione: questi i significanti con cui entra in rapporto la traduzione nei testi contenuti nel volume, pensato anche come uno strumento per il variegato mondo degli operatori socio-culturali, dell’attivismo e di tutti coloro che fanno della critica radicale la propria pratica quotidiana.
“Senza traduzione il concetto autentico di universalità non può varcare i confini linguistici che rivendica di poter varcare. […] senza traduzione, il solo modo perché un’asserzione di universalità varchi un confine è l’adesione a una logica coloniale ed espansionistica” (Judith Butler).
Contributi di Daniela Angelucci, Iain Chambers, Fabrice Oliver Dubosc, Federica Giardini, Sandro Mezzadra, Naoki Sakai
Stefano Rota è di formazione sociologio e da anni opera nel sociale. Nel 2013 ha fondato l’Associazione Transglobal, sul cui sito gestisce il blog (Transblog), dove vengono pubblicati contributi di ricercatori e studiosi per l’approfondimento di temi quali i fenomeni migratori, le pratiche inclusione ed esclusione, e le operazioni che connotano l’azione del capitale a livello globale.