L’ascesa del femminismo neoliberista

 18.00

Catherine Rottenberg

pp. 190
Anno 2020
ISBN 9788869481277

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Descrizione

Catherine Rottenberg
L’ascesa del femminismo neoliberista
Prefazione di Brunella Casalini
Traduzione di Federica Martellino

Negli ultimi anni, sempre più donne di successo e di potere si dichiarano pubblicamente femministe, trovando un’ampia eco nei media popolari. Dopo una lunga stagione in cui si era dato per esaurito il suo compito storico, il femminismo sembra in effetti guadagnare una nuova visibilità e persino una certa urgenza. Tuttavia, studiando questo fenomeno con gli strumenti della critica letteraria e dell’analisi testuale, Catherine Rottenberg rivela che una particolare variante del femminismo è arrivata a dominare il panorama culturale, introducendo nell’immaginario popolare un nuovo lessico che a parole come giustizia sociale, uguaglianza, emancipazione e liberazione, che caratterizzano il femminismo tradizionale, sostituisce concetti quali farsi avanti, autostima, responsabilità, conciliazione carriera/famiglia, e felicità. Un lessico chiaramente individualista, in linea con la visione del soggetto imprenditore di sé che consente a questo strano femminismo di aderire all’ideologia neoliberista e di distogliere lo sguardo dalle disuguaglianze sociali ed economiche.
Rottenberg sostiene che il neoliberismo, riducendo tutto a calcoli di mercato, in realtà ha bisogno del femminismo per “risolvere” le questioni spinose legate alla riproduzione e alla cura. Mostra come le donne di colore, le donne povere e immigrate spesso svolgano lavori di cura non riconosciuti che consentono alle donne in carriera di raggiungere l’equilibrio, sostenendo che il femminismo neoliberista legittima lo sfruttamento della stragrande maggioranza delle donne mentre disarticola qualsiasi tipo di critica strutturale. Non sorprende, quindi, che questo nuovo discorso femminista converga con le forze conservatrici che, in nome della parità di genere e dei diritti delle donne, promuovono programmi razzisti e anti-immigrazione o giustificano gli interventi nei paesi a maggioranza musulmana. Rottenberg conclude quindi sollevando domande urgenti su come riorientare e rivendicare con successo il femminismo come movimento per la giustizia sociale.

Catherine Rottenberg è professore associato presso il Dipartimento di studi americani e canadesi dell’Università di Nottingham. È autrice di Performing Americanness (Dartmouth University Press, 2008), e curatrice di Black Harlem e Jewish Lower East Side (SUNY Press, 2013). Attualmente lavora con altre colleghe alla redazione di un volume intitolato The Care Manifesto, che uscirà nell’autunno 2020 per Verso.

Rassegna stampa

IL LAVORO CULTURALE – 29 giugno 2020

Perché il neoliberismo ha bisogno del femminismo?
di Catherine Rottenberg

Un estratto di L’ascesa del femminismo neoliberista (ombrecorte 2020) di Catherine Rottenberg.

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OperaViva – 18 giugno 2020

Proponiamo un estratto dal libro L’ascesa del femminismo neoliberista di Catherine Rottenberg appena uscito per ombre corte, con la traduzione di Federica Martellino e una prefazione di Brunella Casalini. In questo saggio l’autrice sostiene che il femminismo neoliberista legittima lo sfruttamento della stragrande maggioranza delle donne mentre disarticola qualsiasi tipo di critica strutturale. Non sorprende, quindi, che questo nuovo discorso femminista converga con le forze conservatrici che, in nome della parità di genere e dei diritti delle donne, promuovono programmi razzisti e anti-immigrazione o giustificano gli interventi nei paesi a maggioranza musulmana. Rottenberg conclude quindi sollevando domande urgenti su come riorientare e rivendicare con successo il femminismo come movimento per la giustizia sociale.

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UN ASSAGGIO

Prefazione
di Ruth O’Brien

Negli ultimi anni, il femminismo ha visto una rinascita nei media popolari, con le celebrità che si dichiarano orgogliosamente femministe e i libri di successo che insegnano alle donne come frantumare il cosiddetto soffitto di cristallo senza trascurare le loro famiglie. In questo libro, tuttavia, Catherine Rottenberg ci mostra come questo “femminismo neoliberista” abbandoni gli obiettivi fondamentali dell’emancipazione e della giustizia sociale, sostituendoli con una predisposizione emotiva positiva per un vero cambiamento, e adottando la teoria e spesso il linguaggio stesso del neoliberismo – che, a sua volta, ha bisogno del femminismo per risolvere le proprie contraddizioni interne. Con passione e rigore, Rottenberg spiega che il femminismo neoliberista non è una filosofia, ma piuttosto un programma di auto-aiuto per donne della borghesia medio-alta, che trascura perciò tutte le altre donne che non corrispondono al modello della professionista privilegiata.
L’analisi di Rottenberg inizia smantellando in modo impietoso la preoccupazione dal femminismo neoliberista di mantenere un “equilibrio” tra famiglia e carriera. L’autrice mostra come la concentrazione su di sé, propria di questo femminismo, si combini perfettamente con la razionalità neoliberista, in particolare nella sua enfasi sul “calcolo costi-benefici” della realizzazione personale (che, per far quadrare i conti, si fonda sulla esternalizzazione a basso costo del lavoro di cura). Invece di beneficiare tutte le donne, il femminismo neoliberista le divide tra “ambiziose” e “non ambiziose”, con ruoli e aspettative diversi per i due gruppi.
La provocatorietà di questa analisi cresce poi là dove Rottenberg, in modo controintuitivo, illustra i motivi per i quali il neoliberismo ha bisogno del femminismo. Infatti, per il razionalismo neoliberista le persone sono “capitale umano” costituito da unità produttive senza distinzione di genere. Tuttavia, affinché il sistema neoliberista sia sostenibile, le donne devono svolgere il loro ruolo riproduttivo generando futuri lavoratori. Per risolvere questa contraddizione, sostiene l’autrice, il neoliberismo adotta una nuova “tecnologia del sé” strutturata attraverso la “futurità”, che incoraggia le donne a rimandare la maternità (in particolare con il congelamento degli ovociti) fino al momento in cui interferirà meno con la loro capacità produttiva. La popolarità dei libri femministi neoliberisti, scritti da donne di qualunque schieramento politico, mostra quanto consenso riscuota questo tipo di femminismo.
Nell’esaminare in dettaglio le lacune di questo femminismo e le spaccature che la sua ascesa ha accentuato all’interno del movimento femminista, Rottenberg respinge ogni appello all’unità basato sul compromesso, sull’accomodamento o sugli obiettivi presuntamente comuni. Piuttosto, auspica “visioni femministe alternative [che] non solo mettono in discussione, ma costituiscono anche una profonda minaccia per il nostro attuale ordine neoliberista. Data la nostra cupa e spaventosa realtà, credo che sia proprio un femminismo così minaccioso che dobbiamo incessantemente coltivare, incoraggiare e appoggiare” (infra, p. 176). Rottenberg conclude richiamando la nozione di “precarietà”, così come tracciata da Judith Butler, in quanto fattore unificante, non solo per le donne, ma per tutti coloro che sono marginalizzati e che lottano per la giustizia sociale. Convertendo il femminismo neoliberista in un’ideologia più vigorosa e inclusiva, le donne saranno in grado di rovesciare la sventurata “reciproca correlazione tra neoliberismo e femminismo”, e sovvertire il neoliberismo ponendovi fine dall’interno.
Come tutte le opere che contestano comode falsità, questo libro turberà alcuni lettori e ne farà arrabbiare sicuramente altri. Contestando una nozione diffusa di femminismo, illustrando l’insidiosa ubiquità del pensiero neoliberista, chiedendoci di prestare attenzione agli oppressi e ai marginalizzati, e trovando paradossalmente la speranza dentro questi tempi bui, Catherine Rottenberg ci riporta alla dura realtà, sull’orlo del precipizio, per poi tracciare la via del ritorno.

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