Descrizione
Federica Sossi (a cura di)
Immaginare la storia
Abbecedario del colonialismo italiano
È un’esperienza comune dell’infanzia quella dell’abbecedario: le lettere dell’alfabeto, accompagnate solitamente da alcune figure colorate, per inoltrarsi così nel magico mondo delle parole scritte. Di uno strumento simile rispetto alla storia del colonialismo italiano avremmo bisogno un po’ tutte e tutti noi, dal momento che se la nostra istruzione è avvenuta in Italia siamo state/i immerse/i nella costruzione di una dimenticanza, per cui di che cosa sia stata l’impresa coloniale italiana ne sappiamo davvero poco. La respiriamo, però, la abitiamo, la attraversiamo più o meno inconsapevolmente quando passiamo per una via o in un quartiere con nomi delle città colonizzate, quando sostiamo accanto a un monumento che evoca quel passato, glorificandolo, quando dinanzi a una strana fotografia sappiamo vagamente in quali anni collocarla. Quando la nostra esperienza è avvolta da una “estetica inconsapevole” che pure alimenta il nostro sapere. O quando, nel presente di un Mediterraneo di morte, ci imbattiamo nelle molteplici forme con cui oggi si danno le sue eredità.
I saggi raccolti nel volume hanno tutti un elemento in comune: il magnifico romanzo di Maaza Mengiste, Il re ombra, che ripercorre i giorni dell’invasione fascista dell’Etiopia, della resistenza etiope, dell’importante ruolo delle donne in essa. È a partire da questo romanzo che si è pensato che fossero necessari alcuni approfondimenti: sulle donne e il colonialismo, sugli archivi coloniali, sui musei e la decolonizzazione, sull’uso della fotografia nell’invasione coloniale. E che tali strumenti, come le lettere e le figure dell’abbecedario date in mano alle bambine e ai bambini, potessero essere un primo passo per provare a balbettare in modo più consapevole questa storia.
Contributi di Anna Chiara Cimoli, Gianmarco Mancosu, Maaza Mengiste, Gabriele Montalbano, Angelica Pesarini, Gabriele Proglio, Zara Rahman, Federica Sossi, Alessandro Triulzi, Linda Yohannes
Federica Sossi insegna Estetica all’Università di Bergamo. Negli ultimi anni ha lavorato soprattutto sul tema delle migrazioni. Per i nostri tipi ha curato Spazi in migrazione. Cartoline di una rivoluzione (2012) e Le parole del delirio. Immagini in migrazione, riflessioni sui frantumi (2016).
UN ASSAGGIO
Indice
7 Introduzione. Immaginare la storia
di Federica Sossi
Parte prima. Immaginare la storia
19 La memoria come pietra d’inciampo
di Alessandro Triulzi
33 Scrittura, storia e “Progetto 3541”. Una conversazione
di Maaza Mengiste e Zara Rahman
51 Magia di una foto. Considerazioni di lettura del Re ombra di Maaza Mengiste
di Federica Sossi
Parte seconda. Abbecedario
87 Razza, genere e colonialismo. Violenza e resistenza negli interstizi del discorso coloniale
di Angelica Pesarini
102 Metafore della memoria. Ricordare il colonialismo fuori e dentro l’archivio
di Gabriele Proglio
120 “Scatta la foto, soldato!”. Istantanee del colonialismo italiano tra propaganda e omissioni
di Gianmarco Mancosu
141 I musei alla prova del pensiero decoloniale. Memorie da riattivare, vuoti da riempire, storie da scrivere
di Anna Chiara Cimoli
160 Ascoltando la storia
Intervista a Linda Yohannes
169 Cronologia critica del colonialismo italiano
di Gabriele Montalbano
193 Quello che fa il viaggio
di Maaza Mengiste
199 Le autrici e gli autori
Introduzione
Immaginare la storia
di Federica Sossi
1.
A di Albero, B di Bicicletta, C di Casa. È un’esperienza comune dell’infanzia quella dell’abbecedario: le lettere dell’alfabeto, accompagnate solitamente da alcune figure colorate, per iniziare a balbettare qualche parola letta e scoprire così che, oltre al mondo sino allora conosciuto, c’è un immenso mondo di parole scritte al quale, con un po’ di fatica, ci si potrà avvicinare. Di uno strumento simile hanno bisogno le studentesse e gli studenti universitari rispetto alla storia del colonialismo italiano. E, a pensarci bene, ne avremmo bisogno un po’ tutte e tutti noi, dal momento che se la nostra istruzione è avvenuta in Italia siamo stat* immers* nella costruzione di una dimenticanza, per cui di che cosa sia stata l’impresa coloniale italiana ne sappiamo davvero poco. La respiriamo, però, la abitiamo, la attraversiamo più o meno inconsapevolmente quando passiamo per una via o in un quartiere con nomi delle città colonizzate, quando sostiamo accanto a un monumento che evoca quel passato, glorificandolo, quando dinanzi a una strana fotografia sappiamo vagamente in quali anni collocarla. Quando la nostra esperienza è avvolta da una “estetica inconsapevole” che pure alimenta il nostro sapere. O quando, nel presente di un Mediterraneo di morte, ci imbattiamo nelle molteplici forme con cui oggi si danno le sue eredità.
Questo libro è una raccolta di saggi che hanno tutti un elemento in comune: il magnifico romanzo di Maaza Mengiste, The Shadow King, Il re ombra, che ripercorre i giorni dell’invasione fascista dell’Etiopia, la resistenza etiope, l’importante ruolo delle donne in essa, e che, tra realtà e finzione, ci permette di ritornare a quella storia, con lo stupore infantile dinanzi a ciò che fino allora si ignorava. A partire dal suo romanzo, abbiamo pensato che fossero necessari alcuni approfondimenti: sulle donne e il colonialismo, sugli archivi coloniali, sui musei e la decolonizzazione, sull’uso della fotografia nell’invasione coloniale. E che tali strumenti, come le lettere e le figure dell’abbecedario date in mano a* bambin*, potessero essere un primo passo per provare a balbettare in modo più consapevole quella storia.
Per immaginare questa storia e farla immaginare alle sue lettrici e ai suoi lettori, Maaza Mengiste ha scelto una forma particolare di scrittura. Non solo quella di una narrazione che, pur rimanendo onnisciente, insegue le molteplici voci dei personaggi che popolano la scena, ma quella di una scrittura che sin dall’inizio si lascia attraversare o sconfina nel territorio di un’altra forma di narrazione: la scrittura di luce degli scatti fotografici. Sconfina, quando i personaggi entrano in scena con una scia di luce o di ombra che li presenta come se fossero in attesa del momento giusto per lo scatto. O si lascia attraversare dagli scatti fotografici, quando descrive e ci fa immaginare le fotografie della violenza della conquista coloniale. Lo fa, raccontando dettagliatamente gli scatti di uno dei personaggi più contrastati del racconto: Ettore, soldato italiano agli ordini dell’esercito conquistatore, che si aggira in quello spazio di brutalità frapponendo lo schermo della sua macchina fotografica, ma obbedendo così all’ordine di documentare le diverse fasi della creazione dell’Impero coloniale mentre dall’Italia arrivano gli echi delle leggi razziali e a lui, ebreo, l’ordine di lasciare il suo contingente e di presentarsi al comando generale per essere arrestato.
Scatto dopo scatto, l’autrice ci invita, così, a sfogliare insieme a lei l’album dell’archivio coloniale italiano, quello, più noto, delle fotografie ufficiali e di propaganda, ma anche quello delle foto ricordo dei soldati italiani, e quello ancor più segreto delle immagini della violenza scattate in forma privata dai soldati che si erano fatti accompagnare nella loro avventura coloniale dalle macchine fotografiche, piccoli strumenti allora divenuti più abituali per una presa del mondo “amatoriale”. Foto dimenticate, foto disperse, fotografie che a fatica, ci racconta l’autrice nell’intervista qui pubblicata, ha raccolto nei mercatini delle pulci di diverse città italiane e su cui si imponeva di scrivere per poter sostenere fino in fondo lo sguardo sul loro orrore.