Descrizione
Louise Toupin
Il salario al lavoro domestico
Cronaca di una lotta femminista internazionale (1972-1977)
Traduzione dal francese di Anna Curcio
All’inizio degli anni Settanta, il Collettivo internazionale femminista decretava la fine della “naturalizzazione” delle donne al lavoro domestico, lanciando la sua sfida teorico-politica al femminismo socialista e al marxismo classico. All’insegna dello slogan “Salario al lavoro domestico”, che rimbalza tra Europa e Nord America, ha costruito una campagna internazionale dalle coordinate teoriche e politiche inedite, e per questo largamente controversa, che ha aperto la strada a un nuovo modo di intendere il ruolo sociale della donna, il lavoro produttivo e riproduttivo e finanche la stessa produzione di valore capitalista. Attraverso l’attività di collettivi territoriali, incontri internazionali e momenti di mobilitazione, anche a elevata conflittualità su tutti gli aspetti, anche “invisibili”, del lavoro domestico – dall’aborto alla pratiche mediche, alla salute delle donne, alla sessualità, alla contraccezione e alla sterilizzazione, al reddito, ai servizi (scuola, casa, sanità), alla violenza domestica e al lavoro sessuale – il Collettivo internazionale femministaha scritto una pagina importante della storia del femminismo radicale, rimasta a lungo nell’ombra.
Attingendo a una vasta ricerca d’archivio, il testo ripercorre la storia di questo movimento, tra il 1972 e il 1977, intrecciando le fonti documentali a una serie di conversazioni con alcune delle sue fondatrici in Italia, Germania, Svizzera, Stati Uniti e Canada, tra cui Silvia Federici e Mariarosa Dalla Costa, delle quali si raccolgono le interviste integrali.
Il libro mette in luce la potenza e l’originalità della campagna per il salario al lavoro domestico, il suo carattere “intersezionale ante litteram”, e la forza politica del pensiero di un movimento definito “l’embrione di una Internazionale delle donne”. Salario al lavoro domestico, ricco di documenti e immagini dell’epoca, riscrive un capitolo fondamentale della storia delle idee femministe, offrendo al contempo degli strumenti critici su una serie di questioni attuali tra cui la condivisione dei compiti domestici, il lavoro di cura, la divisione sessuale del lavoro, la conciliazione famiglia-lavoro, la sessualità come lavoro e la riproduzione sociale su scala globale.
Louise Toupin, attivista del Front de libération des femmes del Québec (1969-1971) e cofondatrice di Éditions du remue-ménage, è un’insegnante in pensione dell’UQAM, ricercatrice indipendente e coautrice di tre antologie di testi di attiviste femministe pubblicate da Éditions du remue-ménage: Québécoises Deboutte! (1982-1983, con Véronique O’Leary, La pensée féministe au Québec (2003, con Micheline Dumont) e Luttes XXX (2011, con Maria Nengeh Mensah e Claire Thiboutot).
RASSEGNA STAMPA
“il manifesto” – 14 giugno
Come liberarsi dal controllo guadagnando per restare a casa
SAGGI. «Il salario al lavoro domestico. Cronaca di una lotta femminista internazionale (1972-1977)», l’importante libro di Louise Toupin uscito per ombre corte
di Laura Marzi
Il salario al lavoro domestico. Cronaca di una lotta femminista internazionale (1972-1977) di Louise Toupin per ombre corte (pp.27, euro 351) è un testo molto importante, che racconta del passato illustrando fenomeni e concetti utili a comprendere il presente e a continuare a immaginare un diverso futuro. L’autrice, attivista canadese tra le fondatrici della casa editrice Remue-Ménage, compie un lavoro di ricerca mastodontico: recupera attraverso interviste e archivi le tappe della lotta per il salario al lavoro domestico degli anni ’70, ma non solo.
NEL PRIMO CAPITOLO troviamo un’analisi del dibattito rispetto al tema: le ragioni a favore e quelle di coloro che consideravano questa soluzione come uno strumento ulteriore di relegazione delle donne in casa. Toupin descrive così il panorama politico ma anche culturale in cui nasce il movimento del Cif, Collettivo Internazionale Femminista, citando testi considerati da lei fondamentali, tra cui quello di Christine Delphy (1970) che definisce le donne come un’unica classe sociale, in ragione del fatto che tutte, seppur in misura diversa, condividono il lavoro di riproduzione. Si tratta di un punto fondamentale: senza accantonare l’intersezionalità, considerare attraverso il prisma del lavoro riproduttivo le donne come componenti della stessa classe sociale, a partire evidentemente da un’impostazione marxista del femminismo, avrebbe permesso per esempio un diverso approccio al lavoro di cura, svolto per la maggior parte da donne anche tuttora, seppure «povere e immigrate» come scrive la sociologa francese Patricia Paperman (2011).
La componente marxista del movimento viene analizzata da Toupin che mette in luce molto chiaramente come la rivendicazione del salario per il lavoro domestico si basasse su una visione politica fortemente anticapitalista. Per coloro che hanno lottato affinché il lavoro delle donne in casa venisse pagato la soluzione non era infatti quella che poi invece si è realizzata, vale a dire che le donne entrassero massicciamente nel mercato del lavoro, ma che quel salario diventasse lo strumento per una liberazione più ampia: dalla famiglia, da una sessualità imposta e dalle regole del capitalismo. Guadagnando per restare a casa le donne potevano liberarsi in un solo colpo del controllo del marito e di quello del padrone della fabbrica, capoufficio.
Il testo continua poi con un resoconto dettagliato e ragionato della parabola del Cif, dei momenti di apice e poi di declino del movimento per il salario al lavoro domestico, con il racconto della formazione e del percorso di vari gruppi in tutto il mondo occidentale. Si conclude con l’intervista ai due punti di riferimento teorici principali della ricerca: Mariarosa Dalla Costa e Silvia Federici.
OLTRE A TRATTARSI di un testo di storia della politica femminista, questo lavoro di Louise Toupin mette in evidenza come la riflessione sulla famiglia attualmente alla ribalta politica sia cruciale per un’analisi profonda della società e della condizione femminile: la libertà delle donne non è fare più figli, ma lavorare meno o guadagnare meglio.
“Machina” – 14 aprile 2023
L’Italia, culla del movimento per il salario al lavoro domestico
“Machina” – 3 marzo 2023
Un femminismo intersezionale ante litteram
Recensione a Il salario al lavoro domestico (ombrecorte, 2023) di Louise Toupin
di Martina Gabrielli
UN ASSAGGIO
Indice
9 Introduzione. Una storia politica e personale
Parte prima. Il Collettivo internazionale femminista: panoramica storica e prospettiva politica
31 Capitolo primo. 1972: Il salario al lavoro domestico nell’universo del femminismo
Uno sguardo alla quotidianità delle donne all’inizio degli anni Settanta; Neofemminismo: sulla scia della nuova sinistra; Il marxismo: una teoria di riferimento essenziale per il neofemminismo; Alcuni testi seminali sul lavoro domestico; Antenate femministe del salario al lavoro domestico
69 capitolo secondo. Un salario come leva di potere: la prospettiva politica
Una visione rinnovata del marxismo; “Quel lavoro comune” che definisce le donne; Un salario come leva di potere; Un salario per “denaturalizzare” il lavoro domestico; L’eterosessualità come componente del lavoro domestico; Il rapporto peculiare delle donne afroamericane con il lavoro domestico; La funzione disciplinare della violenza domestica; I senza salario e il lavoro riproduttivo: sesso, razza e classe
116 Capitolo terzo. Il collettivo internazionale femminista, 1972-1977
Una rete di gruppi; Un “embrione di una Internazionale delle donne”
Parte seconda. Mobilitazioni sul lavoro invisibile delle donne
177 Presentazione
181 Capitolo quarto. Mobilitazioni per il lavoro invisibile delle donne in casa
Gli assegni famigliari; I sussidi sociali: una prima forma di salario al lavoro domestico; La salute delle donne e la sua “gestione”; Le lotte delle madri lesbiche
211 Capitolo quinto. Mobilitazioni per il lavoro invisibile delle donne fuori casa
Mobilitazioni nei luoghi del lavoro salariato; Lotte nei servizi sociali e nel contesto sociale
241 Capitolo sesto. Mobilitazioni dei gruppi ai margini della rete: Lohn für Hausarbeit a Berlino e L’Insoumise a Ginevra
Preambolo: iniziative nel Québec francofono; Il gruppo Lohn für Hausarbeit di Berlino; l’Insoumise di Ginevra
279 Per concludere
293 Epilogo: Da ieri a oggi
Il percorso intellettuale di Mariarosa Dalla Costa e Silvia Federici, dal 1977 al 2013
295 Intervista con Mariarosa Dalla Costa
321 Intervista con Silvia Federici
337 Ringraziamenti
341 Bibliografia
Introduzione
Una storia politica e personale
Il nostro posto in qualsiasi storia del movimento delle donne, o delle lotte anticapitaliste in generale, è ormai sicuro. Qualsiasi articolo scritto negli ultimi anni sul movimento delle donne ha dovuto tenere conto di Wages for Housework […]. Rappresentiamo un tentativo di costruire un nuovo movimento delle donne, organizzato a livello internazionale, intorno a un modo di vedere che ha implicazioni rivoluzionarie per tutta la lotta anticapitalista. Ciò che sarà fatto con questa prospettiva politica – il suo sviluppo e la sua organizzazione – dovrebbe ora essere la nostra principale preoccupazione.
Montreal Power of Women Collective (aprile 1975)
Dovresti intitolare il tuo libro: “Le desaparecidos del movimento femminista”.
Mariarosa Dalla Costa (1994)
Questo libro parla del grande assente del femminismo contemporaneo, un movimento nato con l’avvio della “seconda ondata” del femminismo in Occidente. Il suo nome era a seconda del paese Salaire pour/contre le travail ménager, Wages for housework, Salario al lavoro domestico o Lohn für Hausarbeit. Questo libro si propone di spiegare cos’era questo movimento, di discutere i suoi scritti e le sue lotte, a partire dalle origini (nel 1972) fino al suo apogeo (nel 1977), di ripercorrere gli anni in cui costituì una rete denominata Collettivo internazionale femminista (Cif), alcune delle cui componenti avrebbero poi continuato le loro attività sotto altri nomi.
Le idee e le strategie d’azione di questa corrente del femminismo, basate sul testo seminale di Mariarosa Dalla Costa, Donne e sovversione sociale, andavano ben oltre l’insieme dei compiti materiali comunemente indicati come lavoro domestico e ben oltre la rivendicazione di un salario.
Stiamo parlando di un lavoro multiforme, invisibile e non riconosciuto, indispensabile e capace di produrre ricchezza, svolto prevalentemente dalle donne nelle famiglie e nel contesto sociale. Un lavoro considerato come gratuito, espressione d’amore o dono di sé, proprio delle donne, che da lì in avanti, con una nuova declinazione del femminismo operata da alcune teoriche militanti, sarà inteso come lavoro vero e proprio e, per questo, foriero di sfruttamento. Un lavoro nato con l’emergere della società industriale capitalista che ha definito il posto delle donne nell’organizzazione sociale e nella divisione sessuale del lavoro e che la corrente femminista del Salario al lavoro domestico ha individuato quale lato nascosto della società salariale, come la sua parte non salariata. Cosa che ha permesso di portare in primo piano il problema della riproduzione sociale e il posto che vi occupano le donne.
Il riconoscimento del lavoro domestico come lavoro reale e fonte di sfruttamento è stato, fin dall’inizio, una delle preoccupazioni teoriche più pressanti delle pensatrici del nuovo femminismo della “seconda” ondata in Occidente. La questione ha dato luogo a una notevole quantità di analisi e dibattiti di ogni tipo. In tutti i casi, l’idea di fondare la lotta delle donne sulla questione specifica del lavoro domestico e di avviare una campagna per rivendicare salario è stata ripresa da gruppi del salario al lavoro domestico che si sono sviluppati intorno alla campagna.
Sorprendentemente, di questo dibattito, che ha prodotto importanti stimoli sia nel mondo accademico che in quello militante femminista degli anni Settanta e dei primi anni Ottanta, se ne trovano oggi poche tracce. Ancora più difficile è trovare traccia della corrente che ha avviato quel dibattito! L’ambito universitario lo ignora quasi completamente e sono rarissime le analisi storiografiche che menzionano la sua esistenza. Il contributo alla critica e alla decostruzione del concetto di lavoro non è mai richiamato nelle analisi o nei documenti sull’argomento. Il tema stesso del lavoro domestico non suscita quasi più interesse per l’accademia.