Descrizione
Valerio Giannattasio
Il fascismo alla ricerca del «nuovo mondo».
L’America Latina nella pubblicistica italiana, 1922-1943
Prefazione di Angelo Trento
L’ascesa del regime di Mussolini segna l’inizio di un periodo di grande e inatteso interesse della pubblicistica italiana per l’America Latina. Sebbene le linee di tendenza appaiano per molti aspetti in continuità con quanto pubblicato durante l’Ottocento e i primi del Novecento, nel corso del ventennio si produce, infatti, una rilevante svolta nella riflessione e nell’interpretazione dei paesi latinoamericani. Sospinti dalle attenzioni riservate dal fascismo alla regione, una folta schiera di giornalisti, scrittori, viaggiatori e accademici prendono a frequentare assiduamente il subcontinente americano, favorendo un progressivo ampliamento quantitativo delle opere e, soprattutto, dell’orizzonte tematico, che inizia a spaziare dalla geografia alla composizione etnica, dall’analisi del quadro politico sino a quella delle relazioni internazionali, economiche e commerciali. Attraverso questa variegata letteratura emergono con sempre più evidenza, oltre a un panorama dell’area complesso e dalle molte sfaccettature, le mire geopolitiche del fascismo, specialmente verso le nazioni interessate da importanti flussi migratori provenienti dall’Italia. Sul finire degli anni venti, in particolare, vengono più schiettamente alla luce le intenzioni del regime mussoliniano, determinato a conquistare anche in quella parte del mondo nuovi bacini dove poter dispiegare i propri progetti di espansionismo ideologico, economico e culturale, nel solco di una nuova politica imperialista e di potenza. Queste ragioni, rinvigorite da un costante sentimento di vicinanza etnica e culturale, fanno sì che, tanto agli occhi degli scrittori quanto a quelli di influenti uomini di governo, l’America Latina divenga, parafrasando un fortunato titolo dell’epoca, un “problema fascista”.
Valerio Giannattasio svolge attività di ricerca presso l’Università di Napoli “L’Orientale”. Tra le sue pubblicazioni, Naturaleza, sociedad y política: representación y comprensión de América Latina en la Italia fascista, in “Cultura Latinoamericana” (Bogotá 2011); Buenos Aires capital independiente, in A. De Francesco, L. Mascilli Migliorini e R. Nocera, Entre Mediterráneo y Atlántico. Circulaciones, conexiones y miradas, 1756-1867 (Santiago de Chile 2014); Democrazie inquiete. Viaggio nelle trasformazioni dell’America Latina (con R. Nocera, Milano 2017); Circolazioni mediterranee (Napoli 2017).
Rassegna stampa
il manifesto – 26.09.2018
L’italianità dell’America Latina
di Alfonso Botti
Che immagine ebbe (e costruì) l’Italia fascista dell’America Latina? Che posto occupò nella sua politica estera e che strategie pose in atto di fronte alle comunità di italiani emigrati nel sub continente americano? Sono questi gli interrogativi da cui muove la ricerca di Valerio Giannattasio (Il fascismo alla ricerca del Nuovo Mondo. L’America Latina nella pubblicistica italiana, 1922-1943, ombre corte, pp. 233, euro 22), che a essi cerca di dare risposta attraverso l’esame della letteratura di viaggio, degli articoli comparsi sulle riviste del regime o su quelle sorte ad hoc come Colombo, senza trascurare il mensile del Touring Club Le vie dell’Italia e dell’America Latina pubblicato dal 1924.
NEL PRIMO CAPITOLO l’autore esamina l’immagine del subcontinente, con le sue articolazioni geo-etniche, sociali ed economiche, fornita dalla pubblicistica, particolarmente sensibile al tema delle possibili relazioni commerciali. Oggetto del secondo sono i rapporti che il regime tentò di stabilire con gli emigrati italiani, che nel suo lessico da «emigrati» divennero «italiani all’estero» (oltre 14 milioni dal 1850 al 1930 nei vari paesi dell’America Latina), al fine di espandere l’influenza economica e culturale dell’Italia, nel solco dei propositi già espressi da Crispi, poi dal movimento nazionalista all’inizio del Novecento. Per essere vantaggiosi tali rapporti dovevano far leva sui sentimenti di italianità che il regime tentò di rinverdire attraverso la fascistizzazione.
UN PROGETTO CHE VIDE convergere dalla fine degli anni Venti gli sforzi del corpo diplomatico, dei Fasci all’estero, delle organizzazioni di massa fasciste, delle agenzie governative e di istituzioni culturali come la «Dante Alighieri», poi dell’Opera Nazionale Dopolavoro. Con scarso esito, rivela la ricerca, in primo luogo perché i sentimenti di italianità dei connazionali di più antica migrazione si erano con il tempo diluiti, come non mancarono di rilevare gli osservatori più attenti. Poi perché dovette fare i conti con la coeva ondata dei nazionalismi argentino, messicano, cileno e brasiliano. Ciò, nonostante il grande sforzo propagandistico profuso dal regime: nel 1924 con la crociera della Regia Nave Italia che circumnavigò il subcontinente toccando 28 porti e 12 nazioni, dal 1927 con una serie di trasvolate aeree che attrassero l’entusiasmo di tanti.
IL TERZO CAPITOLO si sofferma dapprima sull’attenzione che la pubblicistica italiana riservò ai regimi sudamericani emuli in vario modo e grado del regime mussoliniano: l’Argentina del generale Uriburo, il Brasile di Vargas, il Cile di Alessandri e del generale Ibáñez. Un interesse che – osserva Giannattasio – non si tradusse in «studi che analizzassero in maniera complessiva né i movimenti politici in atto, né i risvolti istituzionali, né le mobilitazioni popolari, né la crescente partecipazione della cittadinanza».
Esamina poi la letteratura che prese a bersaglio, in particolare dopo il ’29, il panamericanismo, espressione della dottrina Monroe e dell’imperialismo statunitense. Alle ambizioni egemoniche degli Stati Uniti la pubblicistica fascista contrappose il panlatinismo. L’idea cioè che i vincoli di solidarietà tra le nazioni sudamericane fossero da fondare sulla comune origine latina, cioè su quella romanità di cui il fascismo pretendeva essere l’erede.
SORPRENDE che in questa pubblicistica non compaiano (o che l’autore non li ritenga degni di menzione) riferimenti all’arielismo, cioè a quel movimento intellettuale che, prendendo il nome dal saggio Ariel (1900) dello scrittore uruguayano José Enrique Rodó, contrappose all’utilitarismo e materialismo anglosassone i valori della cultura greco-latina. Resta il fatto che anche questo proposito non diede i frutti sperati sia per l’assai superiore forza di penetrazione sul piano economico degli Stati Uniti, sia per lo scoppio del secondo conflitto mondiale.
Incrociando vari ambiti di ricerca (cultura e politica estera del fascismo, storia dell’emigrazione e dell’America Latina), il lavoro di Giannattasio offre molti altri spunti che non è possibile riprendere in questa sede, ma che testimoniano dell’utilità e qualità della sua ricerca.
Dal Mediterraneo agli Oceani
Notiziario CNR ISEM Milano
Valerio Giannattasio, Il fascismo alla ricerca del «Nuovo Mondo». L’America Latina nella pubblicistica italiana, 1922-1943, Verona, Ombre corte, 2018, pp. 233.
Recensione di Michele Rabà
Un progetto politico, una tendenza culturale ed un fenomeno sociale che si incrociano e si alimentano a vicenda: questo il cuore dell’articolata e documentata riflessione di Valerio Giannattasio sul complesso rapporto tra fascismo e America Latina. Una riflessione tanto più convincente proprio in quanto capace di rendere conto delle mutue rifrazioni tra Copertina.Giannattasiola volontà politica fascista di aprire nel Nuovo mondo spazi alla propria influenza politica ed alle attività commerciali italiane, da un lato, il crescente interesse della cultura italiana per il caleidoscopico e fascinoso universo d’oltreoceano e la presenza di numerose e influenti comunità italiane sparse per il continente, dall’altro. > continua a leggere
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UN ASSAGGIO
Prefazione
di Angelo Trento
Il volume che il lettore ha tra le mani si segnala, innanzi tutto, per la pazienza da segugio del suo autore nel trarre a galla dall’oblio in cui erano confinati innumerevoli articoli comparsi in riviste della più svariata natura nel corso dei due decenni intercorsi tra la fine della prima guerra mondiale e l’inizio della seconda. Ma si segnala anche, e in special modo, perché contribuisce a colmare lacune ancora presenti in campo storiografico (e apre le porte a futuri studi che seguano lo stesso filone) per quanto attiene alla visione che la pubblicistica dell’epoca veicolava circa l’America Latina, lacune peraltro testimoniate dalla scarsezza di riferimenti, nelle note, a testi recenti che abbiano trattato lo stesso tema o uno dei suoi aspetti e tale scarsità non deriva certo da disattenzione del ricercatore ma da mancanza di materiale, mentre solo leggermente più copioso è quello riguardante gli Stati Uniti, in particolare per alcune questioni, come, ad esempio, la propaganda.
Pur non essendo obiettivo di Giannattasio quello di effettuare una rilettura del fascismo o di evidenziare tratti caratterizzanti il percorso (ad altri spetta questo compito, peraltro già ampiamente assolto), ma semplicemente di analizzare gli approcci e le interpretazioni che emergevano da monografie, articoli di riviste e servizi giornalistici coevi sul subcontinente, è ovvio che alcune delle linee guida del regime non possano non affiorare nelle pagine di questo libro, sia pure limitando tale compito allo stretto indispensabile per facilitare la comprensione delle tematiche trattate, come, ad esempio, le forme della propaganda, il trapianto in terra straniera di organizzazioni legate, ufficialmente o non, al partito quali Fasci all’estero e ond, la politica emigratoria e gli atteggiamenti assunti nei confronti degli italiani residenti oltre confine, il panlatinismo, la geopolitica.
Svolte queste premesse, va evidenziato che quest’opera illustra anche come, all’interno della produzione scientifica e della letteratura di viaggio, sia possibile imbattersi, specie all’inizio, in approcci e spunti che sembravano non risentire del clima politico vigente in Italia ma che invece ricalcavano, almeno parzialmente, il taglio descrittivo e interpretativo affermatosi tra l’ultimo quarto del xix secolo e i primi anni del xx, in corrispondenza, cioè, dell’emigrazione di massa verso l’America Latina, soprattutto verso alcuni paesi del Cono Sud. Con il passare del tempo, però, la nuova realtà affermatasi dopo la marcia su Roma cominciò a riflettersi sulla carta stampata (o, per meglio dire, la pubblicistica cominciò ad appiattirsi sulla nuova realtà) e con sempre maggiore frequenza videro la luce articoli e monografie che, a volte esplicitamente, a volte più sottilmente, riflettevano le preoccupazioni di ordine geopolitico del governo di Roma. La pregnanza di questi nuovi filoni fu testimoniata, come ci ricorda l’autore, dalla continua e produttiva attività di alcuni centri di studio che nacquero in quel ventennio, specialmente nell’ultima parte di esso, tra cui l’ispi fu il più rappresentativo, ma anche dalla comparsa di numerose riviste quali “Storia e Politica Internazionale”, “Geopolitica”, “Colombo”, per tacere di “Gerarchia”, “Civiltà Fascista” o “Critica Fascista”, che risultavano più nettamente schierate ed erano nate assai prima, tutte, comunque, pronte ad ospitare contributi sul subcontinente.