Descrizione
Antonio Negri
Il comune in rivolta
Sul potere costituente delle lotte
Prefazione e cura di Gigi Roggero
“Nessuno è tanto stupido da pensare che le rivolte producano immediatamente nuove forme di governo. Ciò che tuttavia esse insegnano è che ‘l’uno si è diviso in due’, che la compattezza apparente senza faglie del capitalismo è ormai solo una vecchia fantasmagoria, che il capitale è definitivamente schizofrenico, e che la politica dei movimenti non può che situarsi immediatamente dentro questa rottura”.
I saggi e gli articoli raccolti nel presente volume – in buona misura pensati e discussi all’interno dell’esperienza collettiva di UniNomade – formano un materiale prezioso per molteplici aspetti. Innanzitutto per il metodo, cioè per il processo di produzione e costituzione del pensiero dentro la materialità delle composizioni sociali e dei conflitti. Mettendo in discussione la statica separazione tra teoria e prassi, Antonio Negri mostra come non esista creazione di sapere critico al di fuori delle lotte. È in questa direzione che vengono riletti Marx e Foucault, per strappare la cassetta degli attrezzi marxiana ai polverosi sgabuzzini della filosofia della storia e quella foucaultiana alla lettura edulcorata dell’accademia. Si profila così una genealogia materialista della modernità: da Spinoza e Machiavelli, fino a Nietzsche e il post-strutturalismo francese. È qui dentro che emerge la scoperta del comune. Nelle pagine di questo volume il concetto si precisa e si afferma, trova la sua radice nel lavoro vivo: non origine, ma produzione. C’è comune solo quando c’è potenza costituente. Lo dimostrano le lotte dentro la crisi, dalla Tunisia alla Spagna, fino ad arrivare ai riot inglesi. Attraverso le pratiche e le questioni che i movimenti pongono, Negri individua le tracce attraverso cui inventare il comune degli uomini e delle donne.
Antonio Negri ha insegnato in diverse Università europee. La sua ricca produzione teorica ha avuto riconoscimenti in vari ambiti internazionali. Tra i suoi lavori più recenti: Goodye Mr Socialism (Feltrinelli, 2007), Fabbrica di porcellana (Feltrinelli, 2008) e, con Michael Hardt, Impero (Rizzoli, 2004), Moltitudine (Rizzoli, 2004) e Comune. Oltre il pubblico e il privato (Rizzoli, 2010). Per i nostri tipi, la nuova edizione di Dall’operaio massa all’operaio sociale, Il lavoro nella costituzione e Dentro/contro il diritto sovrano.
UN ASSAGGIO
Indice
7 Prefazione: Universali comuni
di Gigi Roggero
Prima parte: Rileggere Marx
15 Perché Marx
31 Alcune riflessioni sull’uso della dialettica
41 È possibile essere comunisti senza Marx?
51 Ricominciamo a leggere Gramsci
55 Marx – Impero, imperialismo
Parte seconda: Foucault oltre Foucault
67 Quando e come ho letto Foucault
78 Alle origini del biopolitico. Un seminario
97 La sovranità fra governo, eccezione e governance
117 Da dove veniamo? – L’origine
Parte terza: La produzione del comune
131 Una rottura italiana: produzione vs. sviluppo
139 Inventare il comune degli uomini
144 Il diritto del comune
156 Una discussione intorno al comune
Parte quarta: Moltitudine e jacquerie
179 Sul futuro delle socialdemocrazie europee
187 Lettera ad un amico tunisino
193 Seconda lettera ad un amico tunisino
197 Riflessioni spagnole
206 Il comune in rivolta
211 La costituzione del comune e le ragioni della sinistra
Prefazione
Universali comuni
di Gigi Roggero
Il socialismo è finito. Facile a dirsi, lo fanno quasi tutti. Difficile è trarne le conseguenze sul piano del discorso politico e organizzativo, e da qui aprire una nuova prospettiva rivoluzionaria. Se dovessimo riassumere in poche parole il significato di questo libro di Toni Negri, ecco fatto. Nella persistenza dell’eco socialista, invece, sembrano essere impantanati tanti, troppi percorsi della sinistra e delle organizzazioni di movimento, nei concreti modi di agire se non proprio nei lessici. Prendiamo il rapporto tra teoria e prassi: il nodo è antico, ha accompagnato la storia del movimento operaio e comunista, lungo il Novecento ha animato le ipotesi sul rapporto tra intellettuali e partito. Althusser ha cominciato a dire: pratica teorica e pratica politica. Appariva un’eresia: e tuttavia, separandosi dalla composizione di classe e dalle lotte, la conoscenza (al cui interno, secondo il filosofo francese, la pratica teorica si svolge interamente) diventa ancora una volta elemento trascendente. Si riproduce così la scissione: l’autonomia della filosofia da una parte, l’autonomia del politico dall’altra. Di quanti equivoci e opportunismi sia stata e continui a essere foriera, è facile osservarlo. Oggi molti ripropongono, in modi neppure troppo originali, quella consunta separazione, benché le trasformazioni del lavoro e il suo divenire cognitivo abbiano tolto qualsiasi base materiale alla sua giustificazione. Pochi, perciò, tentano di fare inchiesta, forse perché non ne colgono la politicità, forse perché la colgono fin troppo bene e preferiscono arroccarsi nelle fragili sicurezze delle proprie isole nella rete.
È stato l’operaismo a situare il sapere nell’immanenza del processo di costituzione della soggettività politica. Si può parlare di pratica teorica, allora, solo nella misura in cui neghiamo il carattere separato della teoria, la pensiamo come specificità della pratica politica. La pratica teorica può essere solo conricerca, cioè distruzione della separatezza tra conoscenza e organizzazione. Ecco Marx oltre Marx: al di fuori di questa immanenza radicale del sapere alla costituzione del soggetto politico, non si dà teoria rivoluzionaria. Ma oggi quella lezione operaista, di cui resta fondamentale l’assunzione del punto di vista, va ripensata da capo dentro una nuova storia. Qui si situa la sfida di UniNomade, ed è di questa sfida che Negri parla e scrive, la rilancia in avanti e la riempie di sostanza. Nei saggi e negli articoli raccolti nel presente volume – in buona misura pensati e discussi proprio all’interno dell’esperienza collettiva di UniNomade – si respira freschezza e apertura, quel desiderio della scoperta che si trova solo calandosi interamente nell’emergenza di una nuova composizione sociale, nell’urgenza di afferrarne la tendenza. Qui, e solo qui, si respira la libertà del comune.
Apertura e urgenza sono ciò che guida e detta il ritmo ai diversi testi, legandoli insieme nella continuità di una linea di ricerca politica. Così, con qualche anno di anticipo sullo scoppio dei mutui subprime, Negri già sosteneva: “La crisi, oggi, si presenta essenzialmente come difficoltà di controllare le nuove forze sociali della produzione, tanto per quanto riguarda la loro potenza che si estende alla vita sociale, quanto perché la loro espressione è quella dell’eccedenza produttiva, della ricerca della libertà politica e culturale, dell’identificazione di valori comuni” (infra, p. 61). A questa crisi, allora, non c’è alternativa nella permanenza degli attuali rapporti di produzione e sfruttamento: gli spazi del riformismo si sono consumati, il socialismo non verrà più incontro al capitalismo per salvarlo dalla sua barbarie. Si esce solo attraverso una rivoluzione sociale, oppure non si esce.
Quindi, come si pensa la rivoluzione oggi, finalmente oltre gli schemi della sovranità statale e della rappresentanza? Questo è il punto. Solo tenendo presente il tema di fondo, che permea e anima la ricerca sempre collettiva di Negri, si potranno correttamente comprendere concetti e categorie. Non si tratta mai, infatti, di nozioni da consegnare alle diatribe filologiche o alla purezza dogmatica: i concetti sono sempre corpi vivi, elementi dinamici di trasformazione, espressione del farsi e della potenza creativa delle lotte. È la produttiva inquietudine della ricerca del soggetto a muovere la pratica teorica, di Negri e di UniNomade. E tuttavia, dicevamo, questo soggetto non esiste nella separatezza della teoria oppure – si veda l’acuminata critica che Negri muove a Badiou – nella mistica dell’evento. Qui anzi il soggetto sparisce, o meglio diventa il filosofo che di quell’evento certifica ex post l’unicità irripetibile. Pertanto il soggetto può essere trovato solo là dove si forma e vive, nella materialità dei processi e delle forze in campo, dentro le genealogie e le tendenze storicamente determinate. […]