Descrizione
Mauro Mocchi
Donne che pensano il mondo. Una rivoluzione silenziosa
Per qualità e ampiezza di prospettiva, il pensiero delle donne è sempre stato pari a quello dell’uomo, e per vie e con mezzi diversi ha sempre cooperato alla costruzione della nostra civiltà. Tale pensiero si sta anzi rivelando particolarmente vicino ai problemi del nostro tempo: su tutti l’urgenza di ritrovare un rapporto più equilibrato con l’ambiente in cui viviamo.
La persistente violenza contro le donne non ha infatti radici sociali o psicologiche, è parte di un più generale atteggiamento aggressivo verso la realtà: è cioè una questione di valori, di cultura. Riportare in luce il contributo che esse hanno offerto alla tradizione del sapere non solo aiuta a individuare le cause di quella violenza, ma ne è anche il miglior antidoto.
Il libro ricostruisce questo patrimonio di idee in due modi: con il saggio introduttivo, che ne traccia il processo di formazione e le caratteristiche principali; con una scelta di brevi testi di donne e sulle donne dai Greci ai giorni nostri: testimonianze isolate e lontane nel tempo da guardare come vette che sporgono dalle nuvole, occasioni in cui un pensare ininterrotto e silenzioso riesce finalmente a farsi sentire. Di qui il proposito di non trattare quei testi con gli abituali strumenti della critica, con apparati di note e commenti, ma di farne una semplice parafrasi, una riscrittura con le parole del nostro tempo, un momento di riappropriazione e riconoscimento della comune umanità.
Mauro Mocchi (1961) ha studiato filosofia all’Università Statale di Milano sotto la guida di Carlo Sini e dal 1994 la insegna nei licei. Ha tenuto seminari presso l’Università Cattolica di Milano e Brescia e collaborato con il Centro di ricerche fenomenologiche di Roma. È autore di Le prime interpretazioni della fenomenologia in Italia (La Nuova Italia, 1990) e La filosofia di Edmund Husserl (SugarCo, 1995). Con Carlo Sini ha collaborato all’aggiornamento della Storia del pensiero filosofico e scientifico di Ludovico Geymonat (vol. IX, Garzanti 1996) e pubblicato il manuale Leggere i filosofi (3 voll., Principato 2003).
UN ASSAGGIO
Indice
7 Pensare: un’impresa collettiva
La vita è come ciascuno la racconta; Grandi opere e scritti di scuola; Una maestra di pensiero; La legge del più forte; Donne che pensano il mondo; Epilogo
31 Età antica
Aspasia di Mileto – Nobiltà dell’uomo è esser nato da madre; Penelope – Il luogo segreto in cui le donne ridono e pensano; Eschilo e Euripide – La colpa delle donne è ricordare agli uomini le loro; Platone – Una tassa per gli uomini scorretti con le donne; Aristotele – Uniti in natura, divisi dalla storia; Plutarco di Cheronea – L’io corale delle donne; Le donne nella Bibbia – 1. La creazione ugualitaria, 2. Donne e bambini vengano a me, 3. Una Bibbia misogina?
89 Età moderna
Christine de Pizan – Una città invisibile che esiste da sempre; Isotta Nogarola – Eva ha peccato con il corpo, Adamo con l’anima; Maddalena Campiglia – 1. La verginità come emblema di indipendenza, 2. “Sian nostri figli le cose create”; Moderata Fonte – “Senza donna gli huomini sono mal vivi”; Suor Juana Inés de la Cruz – La Bibbia non proibisce alle donne di pensare; Suor Arcangela Tarabotti – La semplicità ingannata
137 Età contemporanea
Emily Dickinson – La monaca ribelle; Lou Andreas von Salomé – Un’indulgenza che tutto comprende e perdona; Simone Weil – Non ricominciamo la guerra di Troia; Hannah Arendt – Martin Heidegger ha ottant’anni; Julia Kristeva – Un Decalogo per la nuova umanità
Pensare: un’impresa collettiva
Molto tempo dopo Edipo, vecchio e accecato, camminava per le strade. Sentì un odore familiare. Era la Sfinge. Edipo disse, “Ho una domanda. Perché non ho riconosciuto mia madre?” “La tua risposta era sbagliata”, disse la Sfinge. “Ma era quella che ha reso tutto possibile”, disse Edipo. “No. – lei disse – Quando ho chiesto: che cos’è che cammina a quattro zampe la mattina, due il giorno, e tre la sera, hai risposto: l’Uomo. Non hai parlato della donna”. “Quando si dice Uomo”, disse Edipo, “sono comprese anche le donne. Lo sanno tutti”. Lei disse, “È quello che pensi tu”.
Muriel Rukeiser, Mith, in Breaking open, 1973
Un pensiero è autentico se dà la parola alla vita reale. E la vita reale non ha sesso, non privilegia un essere ai danni di un altro: li include tutti, indifferentemente. Autentico è dunque il pensiero che sfrutta la propria capacità di spingersi ovunque, di ricostruire contesti a cui lo sguardo degli uomini non arriva o preferisce non arrivare.
Fin dalla preistoria le donne hanno per lo più vissuto in spazi chiusi, isolate dal mondo circostante. Ma se pensiamo a quei tempi arcaici tale condizione non ci appare ingiusta: più che a una costrizione essa ci sembra dovuta a motivi pratici, alla necessità di proteggere madri e figli dai pericoli dell’ambiente esterno. Allo stesso modo troviamo sensato (e non frutto di un privilegio) che a uscire all’aperto per affrontare quei pericoli e dar di che vivere alla famiglia toccasse all’uomo, cioè a colui che era libero dall’onere di procreare e nutrire i neonati.
Spingendo il pensiero ancor più indietro nel tempo vedremmo che anche le differenze tra il corpo maschile e femminile nascono da una svolta imprevedibile dell’evoluzione. Dopo il ritrarsi dei mari in vari punti del pianeta, gli organismi rimasti all’asciutto si sono infatti adattati al nuovo ambiente con vari mezzi, fra cui la riproduzione sessuata e la divisione dei ruoli fra i genitori. Il corpo materno, parlando della nostra specie, ha sopperito alla carenza d’acqua ricreando in sé un piccolo “mare” in cui un singolo “pesciolino” potesse crescere al riparo dai predatori. Il corpo del padre al contrario ha subito una continua dispersione di liquidi per le lotte e le fatiche affrontate affinché l’intero nucleo familiare potesse crescere e nutrirsi.
L’apparenza fisica dei due sessi ha avuto origine da questa casuale circostanza evolutiva. E allo stesso modo, il compito materno del mettere al mondo era compensato da quello paterno del tenere in vita: equa distribuzione delle parti in cui si riflette il più generale equilibrio della natura, il fatto che si nasce maschio o femmina per il libero e imparziale ricombinarsi del patrimonio genetico.
Anche nel mondo del mito non troviamo segni di discriminazione verso le donne. Nella cosmogonia greca l’universo nasce dalla cooperazione tra Madre Terra e Cielo; la figura dell’Amazzone mostra che alla donna non era precluso l’esercizio delle armi, da sempre prerogativa dell’uomo; la memoria (Mnemosyne), la sapienza (Sophia), l’intelligenza (Atena) e le arti (le nove Muse) erano rappresentate da divinità femminili. Il contributo del maschio alla procreazione era inoltre ancora ignoto, e la discendenza poteva stabilirsi con certezza solo per via materna. È su queste basi che lo studioso svizzero Jakob Bachofen (1815-1887) ha ipotizzato l’esistenza di un’originaria società matriarcale, in cui le donne avevano un ruolo di dominio in ambito politico, sociale e religioso.