Descrizione
Oliviero Bergamini
Democrazia in America?
Il sistema politico e sociale degli Stati Uniti
Da oltre due secoli gli Stati Uniti vengono considerati il paese della democrazia per antonomasia, la terra della libertà, dell’autogoverno, del pluralismo, della partecipazione politica aperta a tutti: un’immagine e un mito che agli inizi dell’Ottocento furono consacrati da “La democrazia in America” di Alexis de Tocqueville, e che ancora oggi appaiono ben vivi, come testimonia anche la retorica del “grande paese democratico”, che in Italia sistematicamente accompagna ogni discorso sulla politica degli Usa. Ma quanto è effettivamente democratico il sistema politico e sociale statunitense? A un esame approfondito, come quello condotto nelle pagine di questo libro, esso rivela contraddizioni e carenze profonde: una partecipazione elettorale tra le più basse dell’Occidente, meccanismi di voto esposti a forzature e distorsioni, una dilagante influenza delle lobby economiche, una progressiva concentrazione dei media, un impoverimento del discorso pubblico, crescenti disuguaglianze economiche e sociali, il persistere di vistose discriminazioni razziali, una strisciante limitazione di alcune fondamentali libertà civili in nome della lotta al terrorismo. L’elezione di Barack Obama nel 2008 ha rappresentato una discontinuità significativa rispetto agli equilibri tradizionali dell’establishment, ma nonostante i suoi notevoli sforzi innovatori, l’azione del primo presidente afroamericano non ha alterato in modo sostanziale i principali aspetti strutturali…
Oliviero Bergamini ha insegna Storia dell’America del Nord e Storia del giornalismo presso l’Università di Bergamo. Attualmente ricopre l’incarico di caporedattore della redazione esteri del TG1. Tra le sue ultime pubblicazioni: Specchi di guerra. Giornalismo e conflitti armati da Napoleone a oggi (Laterza, 2009); Storia degli Stati Uniti (Laterza, 2010, 2ª ed.); Da Wall Street a Big Sur. Un viaggio in America (Laterza, 2012); La democrazia della stampa. Storia del giornalismo (Laterza, 2013, 2ª ed.).
Rassegna stampa
“il manifesto” – 10 dicembre 2015
Effetti sociali perversi made in Usa
di Ferdinando Fasce
Torna in libreria, a un decennio dalla sua prima uscita, Democrazia in America? Il sistema politico e sociale degli Stati Uniti di Oliviero Bergamini, nella bella collana Americane di Roberto Cagliero, Erminio Corti e Stefano Rosso (ombre corte, pp. 262, euro 20). Ci torna con una nuova, robusta introduzione che, in una trentina di pagine, integra e aggiorna opportunamente il testo; un testo rimasto, nella sostanza, lo stesso dell’edizione del 2004, uscita prima del secondo mandato di George W. Bush e di quello di Barack Obama come presidenti.
Ha fatto bene Bergamini a lasciarlo così: un po’ perché l’impianto di fondo, con l’intenzione ribadita di «comprendere» la democrazia d’oltre Atlantico «nelle sue luci e ombre», sulle orme dichiarate di Tocqueville, funziona ancora pienamente; un po’ perché esso testimonia di una fase della riflessione su quella realtà che è venuto il momento di superare, inerpicandosi su sentieri che magari lascino da parte il più che legittimo e comunque sempre illuminante riferimento al pensatore normanno, per procedere con l’aiuto di altre guide più adatte ai nostri tempi di così profonda ridefinizione della faccia del capitalismo. Tipo un vecchio-giovane Marx a Detroit o magari, meglio, ancora un Marx o un CLR James nella Silicon Valley o nel Sud di Wal-Mart.
Ma prima di procedere, occorre ricordare, come dicono la quarta di copertina e Wikipedia, che Bergamini, oggi caporedattore della redazione esteri del Tg1, ma già docente all’Università di Bergamo dove tuttora insegna Storia del giornalismo, è uno che gli Stati Uniti li conosce molto bene per averci studiato, fatto ricerca e vissuto con risultati scientifici e culturali inoppugnabili. Gli dobbiamo, fra l’altro, un pregevole, ampio lavoro di scavo nella storia dell’esercito statunitense a cavallo fra Otto e Novecento (Un esercito per la nazione: Elihu Root e la nascita del moderno sistema militare degli Stati Uniti, Marcos y Marcos, Milano 1995) e una svelta, fortunata sintesi sulla Storia degli Stati Uniti (Laterza, 2010), oltre a numerosi contributi di storia della stampa usciti sempre da Laterza, fra cui La democrazia della stampa. Storia del giornalismo (Roma-Bari, 2013).
Perché il punto interrogativo apposto alla famosa formula del nobile francese in giro per il Nord America nei travagliati primi anni trenta dell’Ottocento? Perché, esplorata passando al setaccio «alcuni aspetti» dell’insieme «di istituzioni, pratiche, rapporti sociali, politici ed economici» che la connotano, la «democrazia americana» rivela un denso tessuto di contraddizioni, che, scrive Bergamini, convivono con «elementi di vitalità e di innovazione che pur all’interno di alcune condizioni strutturali, le assicurano spazi di movimento ed evoluzione». Eccoci così introdotti a un viaggio tematico che in otto, compatti capitoli ci fa trascorrere dal sistema elettorale, alle forme della politica, al potere economico, alle condizioni sociali, alla situazione delle minoranze, al viluppo media-informazione-ideologia, ai diritti individuali, a una generale panoramica sullo stato di salute complessivo della democrazia d’oltreoceano.
Ogni capitolo è introdotto e concluso con un riferimento a Tocqueville, che compare pure negli exergo d’apertura, a suggellare, con annotazioni sempre appropriate, il ragionamento condotto nel capitolo stesso. Le dolenti note sulla «democrazia americana» cominciano dal sistema e dalle pratiche elettorali che, dice Bergamini, anche se non hanno visto ripetersi «l’effetto ‘perverso’ (reso possibile dal metodo maggioritario) dell’elezione di un presidente ‘di minoranza’, come quella di George W. Bush Junior nel 2000», non hanno comunque «rappresentato alcun drammatico balzo in avanti della partecipazione elettorale degli americani», con l’affluenza al voto del 63,6 % degli aventi diritto effettivo nel 2008, ridiscesi al 61,8 quattro anni dopo (dati che comunque suggeriscono una crescita nel XXI secolo rispetto alle bassure assolute di metà anni novanta, anche se gli iscritti alle liste elettorali restano attorno al 70%).
Le note si fanno ancora più dolenti quando da questa dimensione passiamo a quella del potere economico e della sua capacità di erodere «progressivamente la stessa forza del sistema politico democratico» con una penetrazione dei comitati elettoral-lobbistici in vario modo controllati dalle grandi corporations tale da indurre Bergamini a ricorrere all’ormai celebre formula della «post-democrazia» di Colin Crouch. Per non parlare delle difficoltà dello stato sociale nella morsa neoliberista, esaminate con acume nel quarto capitolo, o dei persistenti e anzi per certi versi aumentati problemi delle minoranze, con in testa ancora una volta gli afroamericani, a dispetto dei facili trionfalismi sulla presunta era post-razziale introdotta dall’avvento di Obama.
A questo punto, però, l’utilissima rassegna di Bergamini va forse integrata gettando in campo una parola che nel libro, in ossequio a Tocqueville, non compare, ma che invece è tornata al centro dell’indagine storiografica statunitense degli ultimi anni, tanto da ispirare un intero filone di studi e ricerche. La parola, vecchia di tre secoli, ma sempre nuova, è «capitalismo».
Beninteso, non si tratta di fare le pulci a un libro, che conserva una forza invidiabile a tanti anni dalla sua prima pubblicazione, contrapponendogli un suo fantasma. Si tratta piuttosto di cambiare registro e interrogarsi, sulle orme di David Montgomery e oggi di Alice Kessler-Harris o di Steve Fraser, su quanta e quale liberaldemocrazia sia compatibile col capitalismo/i, statunitense e globale. E attorno a questo articolare un’agenda di ricerca interdisciplinare, magari impossibile in un paese sgangherato come il nostro, ma il cui solo pensiero promette di tenerci svegli nella notte buia dell’eterna commedia tra gufi e volpi sotto le ascelle.
UN ASSAGGIO
Indice
9 Introduzione alla nuoava edizione
35 Introduzione
39 Capitolo primo: Il sistema elettorale
Quando la maggioranza perde ; Gli americani votano poco; Il suffragio negato: la truffa della Florida e non solo; Un voto predeterminato: “re- districting” e “gerrymandering”; Un voto “tecnologico” e “privatizza- to”: Le contraddizioni del federalismo e del governo “dal basso”; La democrazia diretta in stile Terminator; Conclusione
71 Capitolo secondo: Le forme della politica
L’ascesa del potere esecutivo; La Corte Suprema scende in campo: Una politica senza partiti?; Ognuno (politicamente) per sé; La politica di Dio; Conclusione
100 Capitolo terzo: Il potere economico
Le migliori elezioni sul mercato; La politica costa: lobbies e leggi; Soldi bene investiti; La porta girevole tra affari e politica; La finanziarizzazione dell’economia e il caso Enron; La “conquista silenziosa”; Conclusione
126 Capitolo quarto: Le condizioni sociali
Gli Stati Uniti non hanno “stato sociale”?; Un “welfare state” in ritira- ta; Il diritto di stare in salute; Ricchi e poveri; L’istruzione non per tutti; Il mondo del lavoro: occupazione, sindacato, diritti; Meno tasse per pochi, più deficit per tutti; Conclusione
159 Capitolo quinto: La situazione delle minoranze
Il peso storico dell’oppressione razziale; Il razzismo è vivo; Il pa- ese dell’uomo rosso; I latinos tra arricchimento ed esclusione; La condizione femminile; I diritti degli omosessuali; Conclusione
191 Capitolo sesto: Media, informazione, ideologia
Dei media molto concentrati; Lo stato del giornalismo america- no; La politica delle news; Televisione, politica e Internet; Guer- re culturali e nuova destra; I media vanno alla guerra; Notizie distorte e negate. Ideologia e discorso pubblico americano; Con- clusione
223 Capitolo settimo: I diritti individuali
Le loro prigioni; Libertà civili e “war on terror”; Sentirsi osser-
vati; I diritti degli “altri”; Conclusione
239 Capitolo ottavo: Dopole le presidenziali del 2004: quale demo- crazia in America?
Le presidenziali del 2004: diverse, anzi no; Quale democrazia in America?
253 Bibliografia Indice dei nomi