Descrizione
Maurizio Ricci
Autoaffermazione e potere costituente. La teoria politica dell’individualismo costitutivo
Prefazione di Michele Surdi
Concetto limite della scienza giuridica, il potere costituente rappresenta un argomento di studio poliedrico, a più riprese oggetto di dibattito e riflessione da parte del mondo intellettuale, delle forze politiche e dei movimenti sociali.
L’oggetto di questa ricerca è lo studio delle origini del potere costituente nell’esperienza costituzionale e rivoluzionaria dell’Inghilterra del XVII secolo attraverso un’analisi basata sul modello della storia concettuale (Begriffsgeschichte). L’obiettivo è offrire un punto di vista funzionale all’elaborazione di una nuova istituzionalità giuridica all’altezza delle sfide contemporanee. Un’indagine su argomenti di ricerca “tradizionali”, – tra i quali il rapporto tra libertà, proprietà e comando politico, il concetto di rivoluzione e la relazione tra Costituzione e forme giuridiche – compiuta però attraverso un metodo di comparazione eccentrico e analitico-filosofico.
In breve, la ricerca contenuta in questo libro si propone di prefigurare una teoria politica e giuridica finalmente libera dall’antitesi tra creazione e atto, ma al tempo stesso espressione di quella infinità di cui è essenza la legittimità moderna: la libertà sancita dal potere costituente di rovesciare e ridefinire le forme giuridiche e i termini dell’obbligazione politica.
Maurizio Ricci è dottore di ricerca in Teoria dello Stato e istituzioni politiche comparate (Università La Sapienza di Roma). Docente di Diritto ed Economia nella scuola secondaria di secondo grado, attualmente insegna come docente specializzato nel sostegno didattico. Nel corso delle ricerche dottorali e post-dottorali ha pubblicato articoli e saggi su riviste scientifiche riguardanti la storia dei concetti giuridici, il potere costituente, la proprietà privata e la proprietà intellettuale, l’informatica giuridica e i brevetti.
UN ASSAGGIO
Indice
7 Prefazione di Michele Surdi
11 Ringraziamenti
Parte prima. Il concetto di potere costituente e ambito della ricerca
15 Introduzione
19 Capitolo primo. Il potere costituente nella scienza giuridica
1.1. Il potere costituente può essere soltanto un concetto storico; 1.1.1. La storia concettuale come prospettiva necessaria di indagine; 1.2. Caratteri fondamentali della struttura concettuale del potere costituente moderno; 1.2.1. Il potere costituente: evento tra struttura e rappresentazione
44 Capitolo secondo. L’Antica Costituzione tra il Corpus Mysticum Republicanum e la ridefinizione contrattualistica: il mutamento dall’antico al moderno costituzionalismo come campo d’azione del potere costituente
2.1. Tra ragione e storia; 2.2. La dimensione politica e istituzionale; 2.3. Equilibrio repubblicano e forma proprietaria; 2.4. Alle origini del potere costituente: dalla crisi della costituzione premoderna all’urgenza di “terminare la rivoluzione”; 2.4.1. Hobbes; 2.4.2 Locke
Parte seconda. Secolarizzazione, enlightenment, potere costituente. La liquidazione del problema dell’attesa
85 Introduzione
87 Capitolo terzo. Saeculum
3.1. Il limite della modernizzazione
102 Capitolo quarto. L’eterno ritorno a una forma nuova
115 Capitolo quinto. Il puritanesimo e l’appropriazione come base della definizione pattizia del potere politico
5.1. Dall’ascesi politica all’ascesi economica; 5.2. Appropriazione e costituzione politica in Locke; 5.3. La proposta hobbesiana di risoluzione del rompicapo costituente
149 Capitolo sesto. Un’astrazione determinata all’origine della struttura concettuale del potere costituente moderno
6.1. Individualismo autoproprietario e legittimità politica; 6.2. L’emergere dell’enigma costituente e dell’istanza democratica; 6.3. La produzione della funzione rappresentativa
175 Capitolo settimo. Fictio figura veritatis. Etica spinoziana, macchina costituente, utilità comune
7.1. Oltre il modello autoproprietario; 7.2. Utilità e cupidità: il cuore pulsante della macchina costituente; 7.3. Libertà comune, potere costituente, democrazia assoluta
Prefazione
di Michele Surdi
I. L’enigma del potere costituente, la sua giuridicità pregiuridica, è un luogo comune. Un rompicapo innocente, i cui termini formali (diritto, non diritto) vengono posti a garantire una dialettica provvidenziale, capace certo di fratture, tiranniche o oclocratiche, oggi populiste, ma di fratture soltanto effimere, temporalmente limitate. È il tempo allora, e non la forma a garantire l’innocuità del rompicapo stesso ed è dunque al tempo che vanno riportati in ultima istanza i suoi termini.
La storicità non fornisce però le garanzie trascendentali della teodicea, e il rompicapo denuncia così la funzione neutralizzatrice del postulato formale che gli viene imposto. La storicizzazione integrale dell’enigma costituente in altre parole lo sottrae alla consolazione teleologica e lo espone all’imprevedibilità dell’evento.
L’apertura all’evento e alla sua singolarità, riformula la versione quietista del rompicapo in un’interrogativo radicale sulla capacità di porre, comporre e disporre di un ordinamento. Non si tratta, com’è ovvio di un’attribuzione formale, ma di un’attribuzione concreta e materiale, un’attribuzione che si identifica nell’esercizio effettivo dei diritti reali. Sono i rapporti di proprietà a determinare tanto il soggetto quanto l’ordinamento stesso.
La forma possessoria individuale, la crasi di individuo e proprietà privata, che è all’origine tanto del rompicapo quanto della sua necessaria neutralizzazione, effettuata, lo ripetiamo, tramite l’ipostatizzazione della forma stessa, non costituice il prodotto di una legalità trascendentale. Se così è il rapporto univoco di proprietà e individualità (il “his Owne” del De Cive) cessa di essere il metro della razionalità politica, e apre quest’ultima a una molteplicità di soluzioni. Insistiamo qui sull’univocità, tanto temporale quanto formale del rapporto fra proprietà privata e individuo. È il superamento di questa univocità a ridefinire in prospettiva il soggetto e la sua potenza.
Il primo corollario di questa ridefinizione è, ovviamente, temporale. La storicità in altre parole si estende a un numero indefinito di possibilità. Simmetricamente a questa estensione si moltiplica il numero dei soggetti costituenti. Questa moltiplicazione, originariamente ricompresa con difficoltà nell’arcano transatlantico, il political monster federale, e severamente riportata in un momento successivo all’ordine unitario, scioglie il rompicapo. La soluzione, sottratta all’utopia dalla mutazione del parametro temporale, consiste nell’attribuzione a una pluralità, ugualmente indefinita, di soggetti (la multitudo del Tractatus Politicus), di una potenza costitutiva, della capacità cioè di ridefinire liberamente i modi tanto della proprietà quanto dell’ordinamento.
II. Sin qui la ricerca, che traccia, da Ireton a Cambacérès, la formazione del rompicapo costituente, per indicare nella pluralità costitutiva un anomalo punto di fuga.
Una prima osservazione riguarda gli effetti dell’autoaffermazione costitutiva, l’epigrafe della ricerca stessa, sugli istituti classici dell’individualismo possessivo. L’eclisse, al di qua dell’utopia e al di là del monopolio statuale della violenza, della proprietà privata, delle sue fonti e della sua rappresentanza politica anticipa modelli premoderni. Così il dominio diviso torna a prevalere su quello diretto, la consuetudine sulla legge, il mandato sulla delega, e cioè, si badi, non per un ineluttabile ricorso ma per la necessità, logica quanto storica, che sottende la costruzione razionale degli istituti stessi.
Non si tratta qui di esorcizzare gli spettri del socialismo feudale o di denunciare gli echi reazionari che suscita, da Triepel a Miglio, la rievocazione del mandato. La prefigurazione retrograda che così si propone è un ossimoro solo apparente, è il portato del superamento dell’unidirezionalità temporale e con questa dell’univocità del rapporto fra il soggetto e la cosa, il superamento, all’origine, come abbiamo visto, dell’esodo dall’enigma costituente.
Riprendiamo però l’assunto che vede una pluralità indefinita non solo di soggetti costitutivi ma anche di esiti storici, per ribadire che questi ultimi non sono i momenti di una progressione unilineare. Così la proprietà intellettuale, figliastra incompresa dell’art. 544 del Code, genera macchine per moltiplicare e ricombinare i piani del tempo e i tempi di lavoro, mentre la rappresentanza politica della proprietà privata decade definitivamente nella demagogia. Sono risultati questi che, pur ottemperando ai requisiti dell’assunto costitutivo, si pongono in opposizione speculare al modello di individualismo prefigurato, anche quello, nel testo. Un testo infine fatalmente in sospeso, come la sibilla cumana, fra la IX e la XI tesi su Feuerbach, un’epochè a tutt’ora esposta allo stesso modo a incubi anarcolibertari come a cantici preconventuali.