Descrizione
Giovanni Bottiroli
Jacques Lacan
Oltre la scolastica lacaniana
Per la narrazione più diffusa, il pensiero di Jacques Lacan sarebbe scandito da tre periodi: l’Immaginario, dominato dalle relazioni intersoggettive; il Simbolico, fondato sulla tesi “l’inconscio è strutturato come un linguaggio” e sul passaggio al determinismo del Grande Altro; infine il Reale, l’approdo definivo di Lacan: questo terzo periodo smentirebbe quelli precedenti, affermando il primato della sostanza godente e dell’Uno-tutto-solo.
È necessario ribellarsi a questa versione lineare e mummificante, se si vuole anzitutto ritrovare la vitalità della teoria lacaniana e se s’intende svilupparne le virtualità. Questo saggio propone una nuova visione, in base alla quale il Simbolico non viene più schiacciato sulla Legge e sui codici, ma diventa la lotta tra stili di pensiero. Il soggetto appare diviso dal desiderio di essere, come desiderio di non-coincidenza. La pulsione non viene più ridotta al circuito autistico, e si manifesta nel conflitto tra rigidità e flessibilità: così può agganciarsi al linguaggio, esaltandone il potere creativo. Il soggetto diviso nei suoi modi offre una nuova via alla psicoanalisi.
Giovanni Bottiroli ha insegnato per molti anni “Teoria della letteratura” all’Università di Bergamo. Tra le sue pubblicazioni: Che cos’è la teoria della letteratura. Fondamenti e problemi (Einaudi, 2006); La ragione flessibile. Modi d’essere e stili di pensiero (Bollati Boringhieri, 2013); La prova non-ontologica. Per una teoria del Nulla e del “non” (Mimesis, 2020); Marcel Proust. Il romanzo del desiderio (Feltrinelli, 2022).
UN ASSAGGIO
Indice
11 Prefazione. Lacan unchained
19 Breve Tractatus logico-ontologico su flessibilità e rigidità
1. Perché e come; 2. Logica e ontologia – La rivoluzione modale – Il problema dell’articolo determinativo; 3. Primo criterio per gli stili: le articolazioni – La lezione irrinunciabile dello strutturalismo e le ambiguità delle relazioni sistemiche; 4. Il sistema-lingua non è un codice – Contro la fallacia “codice/messaggio” – Il codice è soltanto uno stile; 5. Secondo criterio: le relazioni (disgiuntive e congiuntive) – Dalla polisemia alla polemosemia – La relazione più flessibile: i correlativi; 6. I correlativi: varietà dei tipi e modi di funzionamento – I correlativi vengono trovati oppure creati? – L’effetto farfalla dei correlativi; 7. Lo schema dei correlativi – Come riscrivere il quadrato logico; 8. Una nuova distinzione per i correlativi: interdipendenze senza sconfinamento (padrone/servo) e relazioni sconfinanti (l’identico e il non-identico nei processi di identificazione); 9. Ontica e ontologia della flessibilità – La possibilità di non coincidere con se stessi; 10. Un’ontologia modale per il soggetto diviso; 11. Che cos’è l’interpretazione; 12. I limiti e gli errori di Hegel – e comunque, gli errori che la logica della flessibilità deve evitare; 13. La fluidità non è la flessibilità – L’energetismo di Bergson e Deleuze – La “coincidentia oppositorum”; 14. Terzo criterio per gli stili: i modi della negazione; 15. Le categorie modali, dalla dottrina classica alla nuova teoria; 16. Gli errori esistono: la lezione del pensiero strategico.
Parte prima: Teoria
73 Capitolo primo. Per una nuova alleanza tra psicoanalisi e teoria del linguaggio
1. Lacan e Saussure: un buon incontro e i suoi limiti – Il fallimento del modello fonologico; 2. Metafore della lingua: dai flussi di Saussure al materasso di Lacan – Come la lingua è diventata un “codice”; 3. Il naufragio di Lacan nella linguistica jakobsoniana – La concezione sostitutiva della metafora; 4. Gli equivoci della metonimia – Miller e “la fuga del senso”; 5. “Lalangue”: una riforma, non una rivoluzione; 6. Le intuizioni di Barthes – Un esperimento metodologico: l’analisi di Sarrasine; 7. La letteratura contro la linguistica – L’esaurimento della scienza pilota – La scissione dell’asse paradigmatico e la pioggia degli stili; 8. Una nuova concezione del segno – Dal significante ai modi del significante; 9. L’“après coup” e la rivincita del significato.
118 Capitolo secondo. Stili di pensiero nella Lettera rubata
1. Tre registri e tre regimi di senso; 2. Una lettera nascosta tra gli stili di pensiero – Il cieco, il narcisista, lo stratega; 3. Derrida contro Lacan; 4. Intelligenza e bêtise – Non ci sono padroni della Metis.
138 Capitolo terzo. Pulsione e desiderio – Il soggetto modalmente diviso
1. I significati della barra (e delle barre) – Identità mereologica e relazionale – Quante sono le topiche di Freud?; 2. Desiderio di essere e soggetto piccolo (a); 3. Il conflitto tra i modi di identità – Dall’Altro mancante all’Altro diviso; 4. La cattiva teoria del conflitto contiene tre errori: bisogna riscrivere Lacan; 5. Le parole uccidono le cose oppure la Cosa?; 6. I paradossi di “das Ding”; 7. Ritorno a Freud: la pulsione è conflitto tra rigido e flessibile; 8. Lacan: la pulsione fa il giro; 9. Eclissi e ritorno della pulsione – La ricostruzione di Miller; 10. La lettura nuova di Recalcati: dalla rotazione alla conversione – Il desiderio è il non sacrificabile – Singolarità.
181 Capitolo quarto. L’enigma del potere e l’abduzione di Dostoevskij
1. Freud: l’identità come serie di identificazioni; 2. La Leggenda del Grande Inquisitore; 3. Servitù e ribellione, da La Boétie a Dostoevskij; 4. I più flessibili e i più rigidi; 5. Desiderio di essere e soggetto (a).
200 Capitolo quinto. Assassinare la Legge: il problema di Raskol’nikov
1. Come leggere Dostoevskij; 2. Obiezioni alla Legge: “Kant avec Sade”?; 3. Kant senza Sade; 4. Dall’obiezione di Schiller alla morte di Dio (Nietzsche); 5. Serie maschili e femminili – Scissioni e non-coincidenza nella psicoanalisi; 6. L’idea non è un concetto – Che cosa è permesso se “tutto è permesso”?; 7. La scissione tra la legge e l’imperativo – Assassinare la Legge; 8. Le pulsioni, l’unico universale; 9. Assenza dei padri e presenza dei doppi – Perché Raskol’nikov non è un perverso; 10. Un’indagine sul desiderio di essere; 11. “Ho ucciso per me stesso” – Verso una nuova interpretazione; 12. L’inquietante serie delle madri; 13. Il primo sogno di Raskol’nikov; 14. Il terzo sogno di Raskol’nikov – Sacrifici inutili.
245 Capitolo sesto. L’infantilismo logico di Slavoj Žižek: alcune osservazioni
1. I meriti e i limiti di Žižek; 2. Oltre il marxismo improponibile – Non c’è “negazione della negazione”: ci sono due significati della negazione; 3. “La prima scelta dev’essere quella sbagliata” – Piccoli problemi di aritmetica – Il conflitto tra ideologico e strategico; 4. La necessità “après coup”: una variazione della vecchia dottrina modale – Il kairòs; 5. Azioni oltrepassanti – Quando la negazione diventa autonoma.
264 Capitolo settimo. L’ontica contro l’ontologia. La psicoanalisi ristretta di Jacques-Alain Miller
1. Quale Lacan “contro Lacan”?; 2. Metafisica e fallacia modale – Lacan e “la Cosa che parla”; 3. Essere ed esistere secondo Miller; 4. La rivoluzione, e la contro-rivoluzione, di Frege – Perché è nata la distinzione tra “Sinn” e “Bedeutung”; 5. Heidegger: l’essere e il linguaggio si co-appartengono (e non “l’essere è linguaggio”); 6. Ancora su “Sinn e Bedeutung”: quando l’insufficienza diventa una fallacia – Come riferirsi all’essere? Come parlare del desiderio?; 7. A favore di Lacan: la discordia nelle formule – La necessità dell’eccezione – Il secondo tempo dell’orda primitiva; 8. Lacan contro Freud: Eros non è fusione – Il significante Joyce.
290 Capitolo ottavo. Sade e il desiderio di essere
1. Bergson avec Sade – Le tesi dell’energetismo; 2. Sade; 3. Obiezioni a Lacan?; 4. Il desiderio di essere è un desiderio “senza Legge”.
303 Capitolo nono. L’inesistenza del rapporto sessuale (a partire da un testo di Alain Badiou)
Parte seconda: Interpretazioni
313 Capitolo decimo. Sofocle, Edipo re
1. Quando le somiglianze non si somigliano: passaggio ai regimi; 2. René Girard: desiderio mimetico e violenza interminabile; 3. Menzogna tragica e verità mimetica: l’eguaglianza dei colpevoli (Girard); 4. “Ethos – daimon”: la lettura di Vernant; 5. Perché Tiresia non ha risolto l’enigma della Sfinge? – Un essere con troppi piedi, contemporaneamente; 6. Una scissione modale nell’Edipo re; 7. La via dei simili – Chi è l’essere capace di pensare in base a uno, due, tre stili di pensiero?
337 Capitolo undicesimo. L’inganno del cortile centrale. Analisi della Phèdre di Racine
1. I tre labirinti 2. Le figure del mutismo e le levatrici nell’analisi di Barthes 3. Il conflitto tra dispositivo etico e dispositivo strategico; 4. “Atene mi mostrò il mio superbo nemico” – Le figlie di Minosse e di Pasifae; 5. Fedra: gelosia e melanconia; 6. La crudeltà degli dèi; 7. L’assenza di Teseo; 8. Un filo ingannatore; 9. L’identità spugnosa della Legge; 10. Mappa e labirinto; 11. I racconti di Théramène – L’orda delle pulsioni; 12. Il terzo labirinto.
365 Capitolo dodicesimo. Il perturbante è l’identità divisa. Un’interpretazione di Der Sandmann
1. Difficoltà e primi chiarimenti; 2. Ciò che ha detto veramente Freud – Alcuni dubbi sul Seminario X; 3. Che cosa si perde nell’angoscia?; 4. “L’uomo della sabbia” tra sfera mimetica e realtà psichica; 5. Modi di identità; 6. L’identità tra Olimpia e Nathaniel; 7. La funzione-schermo e le sue materializzazioni; 8. Olimpia; 9. Il soggetto e la Cosa; 10. Una teoria dell’angoscia, da oggettuale a relazionale; 11. La pelle aporetica; 12. L’angoscia in Heidegger e Lacan;13. Le scissioni che noi stessi siamo.
Parte terza: L’occhio e lo sguardo nel racconto cinematografico
403 Capitolo tredicesimo. Peter Greenaway, I misteri del giardino di Compton House
1. Il nichelino di Fitzgerald; 2. Regime scopico e stili di percezione; 3. L’occhio e lo sguardo nel giardino di Compton House; 4. Contratti, inganni, seduzioni – Il declino di Neville; 5. L’empatia dell’occhio e la schisi dello sguardo – Differenze tra modi di narrare.
420 Capitolo quatordicesimo. David Lynch, Mulholland Drive
1. I registi sono alleati prezioni; 2. Problemi di punteggiatura; 3. Freud: il sogno non pensa, non calcola, si limita a trasformare; 4. Un racconto aporetico; 5. Identità
430 Capitolo quindicesimo. Žižek e Hitchcock, qualche anno dopo
1. Indizi di godimento (sinthomi); 2. Quando la Cosa ti guarda; 3. Vertigo: il vuoto e la mancanza-a-essere.
453 Parte quarta: La politica e la guerra
Capitolo sedicesimo. I guerrieri e i sacerdoti. L’invasione dell’Ucraina
459 Capitolo dicisettesimo. La guerra del risentimento
469 Bibliografia
Prefazione
Lacan “unchained”
1. Per molti secoli, prima di Freud, la filosofia si è presentata come la conoscenza più diagnostica sulla condizione umana. Di volta in volta, la causa principale delle patologie di cui soffrirebbe la nostra specie è stata attribuita all’irrazionalità delle passioni, al timore della morte e degli dèi, all’uso erroneo dell’intelletto, ai libri di metafisica (che bisognerebbe gettare nel fuoco), alla religione, ecc., sino alla Grande Diagnosi, quella di Nietzsche: l’uomo si ammala a causa delle forze che si oppongono all’oltrepassamento di sé. Diversamente da altri autori, che guardano alle credenze più diffuse, Nietzsche mette l’accento sull’oblio: analoga sarà l’ipotesi di Heidegger (l’oblio della differenza ontologica) e quella di Freud. Gli esseri umani hanno dimenticato la propria duplicità: infatti “l’animale malato” è anche “il grande sperimentatore di se stesso” (così Nietzsche nella Genealogia della morale).
Che cosa significa sperimentare? Compito della filosofia è indicare gli equivoci del senso comune, in grado di insinuarsi nella filosofia stessa e di condizionarla. Oggi le possibilità di metamorfosi della nostra specie, percepita come priva di un’essenza stabile, ricevono molti consensi: come valutare ad esempio le trasformazioni riferite all’animale mereologicamente esteso, potenziato da protesi? L’ibridazione uomo-macchina non sarà forse una trasformazione nuova e tuttavia arretrata? Infatti, per la maggior parte, le ibridazioni non sono sconfinamenti. Il discorso del postumano non sarà allora la versione più recente dell’ultimo uomo, descritto nello Zarathustra come colui che non sa andare al di là dei propri confini? È l’oltrepassamento, la vera trasformazione. Ma la comprensione corretta dell’über di Nietzsche esige un’alleanza con Heidegger e con Freud. L’oltre, lo sconfinamento (e non l’espansione mereologica) è possibile perché sono le possibilità, e non le proprietà o le parti, a definire l’ente che noi stessi siamo (Heidegger). E’ possibile perché siamo esseri plastici, cioè flessibili, privi di un’identità originaria, di una zavorra stabilizzante da ritrovare; le forze più determinanti nella formazione della nostra identità sono i processi di identificazione: questa la tesi di Freud in Psicologia delle masse e analisi dell’Io (1921), un saggio non compreso adeguatamente neanche da Lacan.
Alla serie delle diagnosi filosofiche sull’humaine condition Freud aggiunge una diagnosi di rigidità; ciò che trattiene gli uomini entro i propri confini è la Wiederholungszwang, la coazione a ripetere. Se questa è la causa più radicale della malattia – questa, e non la repressione operata dal Super-io, come afferma Il disagio della civiltà -, la ricerca di una terapia non dovrà volgersi verso la flessibilità? E’ la prospettiva in base a cui ho sempre interpretato la psicoanalisi. Molti anni fa, e grazie a Lacan, ho iniziato a estendere la diagnosi di rigidità anche alla dimensione logica della psiche. La teoria dei registri è stata un’innovazione formidabile, che avrebbe dovuto venire sviluppata in tutte le sue potenzialità. Purtroppo, ciò non è accaduto. In quanto luogo del linguaggio, il Simbolico non è forse il registro della complessità intellettuale? Perché dovrebbe venire schiacciato sulla legge e sui codici della comunicazione? “Polemos e logos sono la stessa cosa”, ha detto Heidegger. Dunque, il Simbolico andava compreso come il luogo del linguaggio diviso e delle logiche in conflitto.
Era quindi necessario mettere in discussione due dogmi che caratterizzano la tradizione filosofica, con poche eccezioni, a loro volta inadeguate. Il primo è quello del linguaggio indiviso: gli strutturalisti distinguevano tra langue e parole, tra codice e messaggio. La visione di Saussure, la lingua come “regno delle articolazioni”, era stata dimenticata: così Lacan si è lasciato imprigionare nella gabbia di Jakobson, e ha trasmesso alla sua scuola la credenza nelle inesistenti leggi del linguaggio (la metafora e la metonimia). Ripropongo in questo libro la mia concezione del linguaggio diviso tra stili di pensiero: sono tre, come i registri, e scindono conflittualmente nel loro intreccio lo spazio del Simbolico.
Ma gli stili di pensiero non sono unicamente modalità linguistiche in un’accezione “espressiva”: essi penetrano nella logica, dissolvendo anzitutto la superstizione dell’articolo determinativo. Che non esista “la” logica, lo hanno affermato Hegel e Heidegger. È con l’adozione delle virgolette che Heidegger, ad esempio nella Prolusione Che cos’è metafisica? (1929), rifiuta una tradizione che include Aristotele e Frege, e la moderna logica formale. Tuttavia le mie auctoritates non hanno saputo elaborare una logica della flessibilità, che trova il suo principio di ispirazione nella relazione tra i correlativi, opposti che si presuppongono (irenicamente o conflittualmente) senza sintetizzarsi. La mia ambizione, nei libri precedenti e indicata qui nel Breve Tractatus, è stata quella di trasformare le virgolette heideggeriane in una teoria degli stili di pensiero.
Pensiamo sempre stilisticamente modalizzati: è la tesi di partenza. Dunque, la fallacia più grande sarà quella che nega il pluralismo dei modi: l’ho chiamata zerostilismo. Questa è anche la mia versione della diagnosi di rigidità. […]