Descrizione
Ubaldo Fadini
Eterotopie dell’umano
Metamorfosi antropologiche
In questo suo nuovo lavoro, Ubaldo Fadini rilancia le ragioni di una seria attenzione ad alcune delle più importanti tradizioni di pensiero novecentesche, a partire dall’antropologia filosofica moderna. Alcuni dei percorsi di ricerca più interessanti di quest’ultima, combinati con altre indagini di respiro più propriamente teorico-critico, possono consentire di valutare non soltanto negativamente gli intrecci dell’umano con il tecnologico, il tecnologico umano, ma di aprire a un loro possibile sviluppo nel segno della emancipazione/liberazione da quei vincoli, da quelle logiche di funzionamento della società contemporanea che portano a un approfondimento delle dinamiche di assoggettamento, di resa sempre più subordinata della nostra sensibilità e della nostra intelligenza, dei loro potenziali di sviluppo. È rispetto a tali virtualità che nel testo si fa strada una proposta teorica, di segno propriamente filosofico, che si può sintetizzare nella formula di un rinnovato umanesimo dell’attualità in grado di porsi all’altezza delle ragioni e delle cause delle metamorfosi antropologiche odierne.
Ubaldo Fadini insegna Filosofia morale presso l’Università di Firenze. Fa parte dei comitati di redazione e dei comitati scientifici di numerose riviste, tra cui “Aisthesis”, “Iride”, “Millepiani”, “Officine filosofiche”. Tra i suoi lavori più recenti: La vita eccentrica (2009), Fogli di via (2018) e, per i nostri tipi, Figure nel tempo (2003), Il futuro incerto (2013), Il tempo delle istituzioni (2016) e Il senso inatteso (2018), Velocità e attesa (2020), Attraverso Deleuze (2021).
UN ASSAGGIO
Indice
7 Nota introduttiva
9 Un’apertura. L’essere umano: un caso complicato
21 Capitolo primo. Plasticità/metamorfosi
41 Capitolo secondo. Figure dell’antropologia filosofica
L’antropologia filosofica moderna: la posizione di Arnold Gehlen; L’essere tecnico
61 Capitolo terzo. L’antropologia negativa: in positivo
82 Capitolo quarto. In nessun luogo. L’eccentricità in Helmuth Plessner
Linee antropologiche; Esistenza e mediazione; Concatenamenti; Vita e ordine
101 Capitolo quinto. Relazioni tecniche
Premessa. Un futuro incerto; Figure del negativo sotto veste tecnica; Nomadismi “civilizzati”; Per una critica delle metafisiche della tecnica; Prospettive antropologiche: dissensi
128 Capitolo sesto. Fuori luogo: su soggetti e macchine
Supplementi
149 Mediazioni tecnologiche e forza mentale
161 Riprese critiche. Sul quotidiano
171 Vita (quotidiana) e reddito
183 Infine
Nota introduttiva
Sono percorsi di antropologia filosofica, di rinnovata interrogazione sulle condizioni di esistenza dell’essere umano, a ritornare attuali in una contingenza, quella del nostro presente, che sembra sconvolgere abitudini, equilibri di un vivere quotidiano, a livello individuale e collettivo, considerato relativamente solido fino a poco tempo fa.
Forse siamo entrati in un “finale di partita”, per dirla con Samuel Beckett, e allora appare di una qualche utilità confrontarsi con le analisi di studiosi come Günther Anders, Helmuth Plessner, Arnold Gehlen, tra gli altri, al di là delle distanze comunque individuabili tra costoro. Ricerche che puntano a mettere in luce il complicarsi del rapporto tra la specificità umana e le progressioni tecnologiche: una relazione prodotta da più fattori, effettivamente interconnessi, che richiedono una indagine il più possibile libera da qualsiasi illusione di carattere metafisico. Non è infatti sufficiente, secondo la prospettiva delineata da questo libro e non più riferibile soltanto all’antropologia filosofica moderna, rivolgersi alla tecnologia umana prendendo di mira la sua funzionalità collegata a particolari disposizioni organiche.
Per afferrare qualcosa di tale tecnologia, delle sue molteplici articolazioni, è invece essenziale rinviare ai mutamenti strutturali della società umana, a ciò che restituisce la natura sociale delle “macchine”, anche e soprattutto quelle più strettamente intrecciate con l’umano. È in quest’ultima prospettiva che tale intreccio può risultare non destinato a provocare unicamente approfondimenti dei fenomeni di dipendenza radicale, di vero e proprio assoggettamento dell’umano, aprendo invece alla possibilità concreta di un suo risolversi non negativo in grado di supportare l’idea di un umanesimo delle potenzialità e dell’attualità di portata critica nei confronti delle innumerevoli raffigurazioni interessatamente apocalittiche del nostro prossimo vivere nel mondo