Descrizione
Federica Valentini
Genealogie queer
Teorie critiche delle identità sessuali e di genere
In un contesto politico e culturale in cui la normalizzazione delle identità sessuali e di genere sembra prevalere, anche all’interno di alcuni ambiti del mondo gay e lesbico, il pensiero queer costituisce un potente elemento di critica di quel sogno liberale di uguaglianza ed emancipazione fondato sul principio identitario. Qual è il prezzo di questa normalità a cui le “minoranze” anelano? La libertà passa davvero attraverso di essa? Oppure è necessario mettere in discussione lo stesso concetto di normalità per poter immaginare un’esistenza veramente libera? Il queer appare oggi come uno degli strumenti teorici e politici necessari non solo per difendersi dalle insidie retoriche dei discorsi normalizzanti, che riguardano in particolare il genere e la sessualità, ma anche per immaginare un nuovo orizzonte di vita comunitaria. Tracciare le genealogie del pensiero queer, ripercorrerne le diverse diramazioni teoriche che ne hanno costituito lo sviluppo – come qui si propone l’autrice – consente di apprezzare la potenza critica di questo strumento e la sua capacità di perturbare concezioni e categorie dalle pretese universalizzanti. Porsi nella prospettiva del queer significa fare propria una visione della realtà complessa e aperta, accogliendo senza timore e smania di definizione la problematicità, l’imprevedibilità e l’indefinitezza dell’esistenza umana.
Federica Valentini si occupa di studi di genere e di studi queer. Questo suo lavoro nasce come tesi di laurea magistrale, per la quale ha condotto la ricerca presso la “Netherlands Research School of Gender Studies” di Utrecht (NL). Collabora con il laboratorio di studi femministi “Sguardi sulle Differenze” presso “La Sapienza” di Roma.
RASSEGNA STAMPA
Gender/sexuality/italy – 31 agosto 2019
Una recensione di Lorenzo Benadusi
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il manifesto – Cultura- 03.11.2018
La carica sovversiva dei corpi in contatto
di Francesca Maffioli
PERCORSI. Entrambi editi da ombre corte, «Genealogie Queer» di Federica Valentini e «La linea del genere. Soggettività e politiche dell’identità» a cura di Roberta Pompili e Adalgiso Amendola
Per leggere le genealogie del gender e del pensiero queer occorrono strumenti capaci di orientare soprattutto nella confusione del presente. In questo senso vengono in aiuto due libri, entrambi editi da ombre corte, che si mostrano da subito come preziosi oltre che necessari. Si tratta di Genealogie Queer di Federica Valentini (pp. 118, euro 10, collana Cartografie) e di un volume collettaneo intitolato La linea del genere. Soggettività e politiche dell’identità a cura di Roberta Pompili e Adalgiso Amendola (pp. 190, euro 16, collana Culture).
I DUE TESTI descrivono come i gender studies e i queer studies concorrano all’analisi dell’assetto sociale e dei rapporti di potere da cui la società è attraversata, secondo un tentativo di decostruzione delle dinamiche che operano nell’ambito della produzione e del controllo delle identità sessuali e della sessualità degli individui. La disanima critica nei confronti dello sguardo patriarcale, occidentale e neoliberista, permette un’apertura transdisciplinare ai molteplici processi di soggettività sessuale e di genere.
Il testo di Federica Valentini dispiega in maniera molto chiara il ventaglio delle diramazioni delle teorie queer, presentate come teorie critiche che hanno tentato negli anni – a partire dalla radice del primo contributo di Teresa de Lauretis del febbraio 1990 – di tematizzare le relazioni che legano politica e sessualità.
Nella parabola descrittiva della giovane autrice il pensiero queer è presentato come uno dei mezzi teorici e politici più adatti ad accogliere quella scomodità che non smussa le ruvidità delle nostre esistenze ma le problematizza e disturba l’ordine delle categorie universalizzanti e di quelle che tentano di normalizzare e uniformare le identità sessuali e di genere. Le genealogie sono percorse attraverso i «pensieri fondativi» della già citata de Lauretis, di Monique Wittig, Gayle Rubin, Judith Butler, Eve Kosofsky Sedgwick, di Mario Mieli, Guy Hocquenghem, Leo Bersani, Lee Edelman in dialogo con Foucault, il freudomarxismo rivoluzionario, il costruttivismo radicale, le teorie antisociali ma anche con quelle culture politiche di matrice femminista che hanno avuto il merito di aver aperto la prima breccia epistemologica nel sistema dei valori della straightness eteronormativa.
IL VOLUME mette in valore anche la portata dell’attivismo queer, a fronte del più celebre pensiero teorico: l’attivismo queer della Queer Nation per esempio, organizzazione nata nell’aprile del 1990 con l’intento di criticare il discorso pubblico sulla sessualità, prefigura manifestamente questioni che saranno elaborate, nei termini della filosofia decostruzionista e post-strutturalista, nelle molteplici produzioni teoriche della queer theory. Il lavoro a cura di Roberta Pompili e Adalgiso Amendola, diviso in tre parti, si dipana attraverso gli interventi di Cristina Papa, Valeria Ribeiro Corossacz, Federico Zappino, Rosa Parisi, Maria Rosaria Marella e Rita Laura Segato.
NATO IN SEGUITO al convegno del 4 marzo del 2016 sul tema del genere (organizzato dall’Associazione Libera… mente donna, associazione femminista che gestisce due Centri antiviolenza in Umbria), riguarda diversi aspetti della propaggine epistemologica del gender e le sue conseguenti implicazioni politico-culturali.
Riesce così a tracciare delle linee di contatto nella sua continua evoluzione, a fronte degli attacchi più svariati: da parte dei fondamentalisti religiosi ma anche di coloro i quali pensano che il femminismo si sia definitivamente incistato all’interno del discorso neoliberale, depotenziato della sua carica eversiva e formattato a tal punto da essere integrato nei dispositivi di governo del capitalismo contemporaneo.
Cristina Papa nel saggio «Quale femminismo e quale soggetto politico?» traccia le linee che hanno definito i momenti del dibattito teorico sul tema del genere in relazione alla pluralità di posizioni dei femminismi. In «Omo – lesbo – transfobia/ Eteronormatività» Federico Zappino, partendo dalla semantica della lotta all’omofobia, svela invece la non neutralità del linguaggio, colpevole di incentivare le omissioni, di agevolare le lacune e di oliare l’ingranaggio che reitera le relazioni di potere. È da notare poi che la collettanea ospita le traduzioni di due saggi di Laura Rita Segato, nota antropologa e femminista argentina.
LA STUDIOSA, attraverso l’analisi della violenza di genere nel contesto delle «nuove guerre» ma anche quello delle guerre nella ex Jugoslavia e in Ruanda, fa riaffiorare la portata distruttiva dell’occupazione predatrice sui corpi femminili o femminilizzati, la cui giurisdizione ha luogo e si perpetra sui corpi-territori: «L’impressione che emerge da questo nuovo agire bellico è che l’aggressione, la dominazione e la rapina sessuale non sono più, come furono in passato, complementi della guerra, danni collaterali, ma hanno acquisito centralità nella strategia bellica».
Secondo Segato le mutazioni in seno alle nuove guerre esemplificano il cambiamento e la degenerazione di molte altre dimensioni della vita: territorialità, politica, economia e il patriarcato stesso.
UN ASSAGGIO
Introduzione
Là dove l’anima ha la pretesa di unificarsi, là dove l’Io si inventa un’identità o una coerenza, il genealogista parte alla ricerca dell’inizio – degli innumerevoli inizi.
Michel Foucault, Nietzsche, la genealogia, la storia
1. Perché “genealogie”?
Genealogie queer è una ricognizione storico-teorica dal carattere fallimentare, una scomposizione di avvenimenti senza risoluzione, uno sguardo analitico e dissociante sulla loro proliferazione. La ricostruzione di fatti proposta in questo libro non conduce ad un riconoscimento, alla restituzione di un aspetto ben chiaro, e quindi rassicurante, a quella che oggi viene definita “teoria queer”. Piuttosto, attraverso un processo di frammentazione causale, si renderà conto della molteplicità e della concomitanza di eventi che hanno reso possibile l’esistenza del nostro oggetto di interesse. Per questo motivo definisco “genealogie” le precarie conformazioni storico-teoriche che propongo, riferendomi al metodo genealogico proposto da Michel Foucault. Il filosofo francese critica il metodo della storia tradizionale, il quale opera ricercando l’origine degli avvenimenti storici e indirizzando la ricerca nell’evidenziazione degli elementi di continuità tra il passato e il presente. Questa visione teleologica e lineare della storia permette agli individui di avere una percezione stabile ed omogenea della propria cultura e delle proprie tradizioni: il presente è comprensibile alla luce di un passato perfettamente conoscibile e al quale siamo legati in un rapporto di discendenza diretta. Il lavoro della genealogia è orientato invece in una direzione opposta: l’obiettivo è infatti quello di “reperire la singolarità degli avvenimenti al di fuori di ogni finalità monotona” (Foucault 1971, 29), opponendosi alla ricerca dell’origine. Secondo Foucault, “ricercare una tale origine, è tentare di ritrovare ‘quel che era già’, lo ‘stesso’ d’un’immagine esattamente adeguata a sé” (Foucault 1971, 31): il passato risulta dunque disciplinato ed ordinato in modo da dare consistenza e stabilità al presente. Delineare delle genealogie significa invece spezzare il continuum storico nel quale siamo abituati a pensarci, significa dimostrare la mancata necessità che lega un evento ad un altro, soffermandosi invece sulla loro fondamentale irriducibilità a una visione omogenea e finalistica della storia. Genealogie queer non ricerca dunque l’origine, il momento della nascita delle teorie queer come oggetto di conoscenza, con l’obiettivo di delinearne l’evoluzione storico-teorica. Piuttosto, vengono scomposti gli avvenimenti, scrutate le molteplici cause che hanno condotto all’emergenza del queer.