Descrizione
Carlo Baghetti e Daniele Comberiati (a cura di)
Contro la finzione
Percorsi della non-fiction nella letteratura italiana contemporanea
Il volume raccoglie contributi di ricercatori che lavorano in Italia e all’estero con l’obiettivo di analizzare e arricchire il dibattito critico sulla corrente letteraria non finzionale che, in particolare dopo il successo editoriale di opere come Gomorra di Roberto Saviano o di autori quali Ermanno Rea, Massimo De Cataldo e Antonio Scurati, sta diventando una macro-categoria narrativa sempre più inclusiva.
A partire da nozioni teoriche fondamentali, il libro propone una panoramica critica aggiornata su alcuni degli autori più noti, cercando al tempo stesso di individuare il “genere”, o la “modalità”, non-fiction all’interno della storia letteraria italiana.
Il contributo inedito finale di Angelo Ferracuti, uno degli scrittori più attivi sul fronte non-fiction, ha il merito di far riflettere sulle tecniche di scrittura specifiche, per alcuni aspetti diverse da quelle che si trovano nella letteratura comunemente definita di “finzione”.
Carlo Baghetti sta terminando un dottorato in letteratura italiana presso l’Università di Roma, “La Sapienza” in cotutela con la Aix-Marseille Université. Le sue ricerche sono incentrate soprattutto sulle rappresentazioni del lavoro nella letteratura italiana contemporanea, argomento sul quale ha pubblicato diversi articoli e curato riviste e libri, pubblicati o in fase di elaborazione in Francia e negli Stati Uniti. Altro filone di ricerca privilegiato è la letteratura che va dagli anni del secondo Dopoguerra alle esperienza della Neoavanguardia, con particolare attenzione all’opera di Nanni Balestrini. Le future ricerche saranno dedicate alle prose veriste, in particolare a Giovanni Verga.
Daniele Comberiati è professore associato in Italianistica all’Université Paul-Valéry Montpellier 3, dove dirige il Dipartimento di Italiano. Le sue ricerche vertono sulla letteratura della migrazione (sulla quale ha pubblicato Scrivere nella lingua dell’altro. La letteratura degli immigrati in Italia (1989-2007), Peter Lang, 2010), sulle narrazioni di missionari ed esploratori italiani dell’Ottocento (Affrica. Il mito coloniale africano attraverso i libri di viaggio di esploratori e missionari dall’Unità alla sconfitta di Adua (1861-1896), Cesati, 2013) e sulla fantascienza italiana (Un autre monde est-il possible? Bandes dessinées et science-fiction en Italie, de l’enlèvement d’Aldo Moro jusqu’à aujourd’hui (1978-2017), Quodlibet, uscita prevista 2019).
Rassegna stampa
Italies
Comptes rendus
Contro la finzione. Percorsi della non-fiction nella letteratura italiana contemporanea, a cura di Carlo Baghetti e Daniele Comberiati – Verona, Ombre corte, 2019, 113 pages
di Stefano Magni
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UN ASSAGGIO
Introduzione
Lo stato degli studi sulla non-fiction in Italia
di Carlo Baghetti e Daniele Comberiati
Contro la finzione è un progetto frutto della collaborazione di due centri di ricerca, il CAER (Centre Aixois d’Etudes Romanes) e il LLACS (Langues, Littératures, Arts et Cultures du Sud), entrambi situati nella Francia meridionale. Che un progetto di ricerca sulle propaggini più contemporanee della letteratura italiana nasca al di fuori della Penisola e, in particolare, oltralpe, non deve stupire, poiché da anni laboratori e dipartimenti stranieri svolgono un lavoro serio e profondo sulle nuove forme che la letteratura italiana assume, forti di una distanza proficua allo sguardo critico, seppur oggi sempre meno influente, ma soprattutto di un interesse per la contemporaneità che non sempre è presente nell’accademia italiana. È così che il recente dibattito sulle nuove forme di realismo prende forma in convegni svolti all’estero, che aprono oppure pongono importanti punti di snodo, nella riflessione sulla contemporaneità, come è il caso del convegno presso l’Università di Varsavia del 2009, oppure quello di due anni dopo presso l’University of Toronto o ancora quello di Parigi del 2014. La giornata di studi, svoltasi nel 2016, da cui proviene il volume che avete tra le mani si situa all’interno di questo orizzonte di ricerca che tenta una mappatura dell’estrema contemporaneità, interrogando però più precisamente una delle declinazioni possibili del realismo, la non-fiction.
Il titolo scelto è volutamente eccessivo, forse addirittura caricaturale nella sua volontà (impossibile) d’opporsi all’intero universo della finzione, ed è stato scelto perché esprime meglio di altre possibilità lessicali la tendenza, tanto retorica quanto concettuale, di offuscare, disattivare o minimizzare gli aspetti più smaccatamente finzionali presenti nei marchingegni narrativi contemporanei. Bisogna tuttavia fare attenzione all’accezione che si dà al termine finzione, perché se appare ovvio che le storie raccontate dalla non-fiction intrattengono un rapporto fitto con tutto ciò che è referenziale, molto meno scontato, anzi apertamente sbagliato, è non vedere la parte – più o meno ampia, più o meno visibile – di finzione, di costruzione artificiale, che nell’organizzazione narrativa di questi testi rimane centrale. Il dubbio che la presentazione degli eventi, dei dialoghi, la loro collocazione nel tempo e nello spazio, le descrizioni che le voci narranti fanno siano fittizie o veritiere è difficile, se non impossibile e addirittura inutile, da fugare. Ma se il titolo scelto è finanche paradossale è perché, a ben guardare, questo insieme di opere pone il critico dinanzi a una serie di romanzi abitati nel profondo da tendenze contraddittorie: se si riscontra un atteggiamento quasi lirico in questi narratori, poiché pongono al centro della rappresentazione e danno voce al “proprio ‘io’ privato”, sempre più isolato e scollato all’interno di una società atomizzata come quella dei nostri giorni, allo stesso tempo la voce narrante cerca di avvicinare la propria opera agli stilemi della saggistica, dell’oggettività riscontrabile, facendo continui appelli al referente, alla storia condivisa, ad eventi di cronaca più o meno noti, come se avesse bisogno di costruire una struttura logico argomentativa in grado di sorreggere la portata dei suoi propositi.