Descrizione
Fabio Dei, Leonardo Paggi (a cura di)
Cultura, potere, genere
La ricerca antropologica di Carla Pasquinelli
I contributi raccolti in questo volume sono opera di amici, colleghi e allievi di Carla Pasquinelli: riprendono e discutono sia le basi teoriche del suo pensiero, sia aspetti specifici dei suoi campi di ricerca, fra filosofia, antropologia culturale e femminismo.
I saggi non sono solo testimonianza di stima e affetto: ci restituiscono nel complesso uno spaccato di storia di una generazione intellettuale che fa il suo ingresso nelle scienze umane e nella politica all’inizio degli anni Sessanta. Costante è il confronto di Carla Pasquinelli con i grandi protagonisti della cultura europea dell’ultimo mezzo secolo: dall’umanesimo marxista di Jean-Paul Sartre allo strutturalismo di Claude Lévi-Strauss e Louis Althusser; dal concetto di potere di Michel Foucault alla rielaborazione creativa che Ernesto De Martino compie del rapporto istituito da Antonio Gramsci tra cultura dominante e culture subalterne.
Carla Pasquinelli si è misurata con tematiche molto diverse; fra le altre, le esplorazioni etnografiche asiatiche, gli studi sulle forme del pregiudizio, sulle ideologie razziste, sugli stereotipi di genere, sulle mutilazioni genitali femminili. Di contro alle ritornanti forme di determinismo strutturale è loro tratto comune la difesa del concetto di “cultura”, inteso come fondamento inalienabile della ricerca antropologica
Fabio Dei insegna Antropologia culturale all’Università di Pisa. Dirige la rivista “Lares” ed è autore di saggi su temi di antropologia della violenza e forme della cultura popolare e di massa. Fra i più recenti, Antropologia culturale (2.a ed., il Mulino, 2016); Terrore suicida. Religione, politica e violenza nelle culture del martirio (Donzelli, 2016); Cultura popolare in Italia. Da Gramsci all’Unesco (il Mulino, 2018). Con Caterina Di Pasquale ha curato Stato, violenza, libertà. La critica del potere e l’antropologia contemporanea (Donzelli, 2017).
Leonardo Paggi ha insegnato storia contemporanea all’Università di Modena e Reggio. Si è occupato di Antonio Gramsci, del rapporto tra americanismo e socialdemocrazia europea dopo il 1945, di storia della memoria, di origini della nostra democrazia repubblicana, della crisi dell’Unione europea, in particolare curando il volume Un’altra Italia in un’altra Europa (Carocci, 2012), e contribuendo a Rottamare Maastricht. Questione tedesca, Brexit e crisi della democrazia europea (DeriveApprodi, 2016).
UN ASSAGGIO
Introduzione
di Fabio Dei e Leonardo Paggi
Questo libro è prima di tutto una testimonianza di affetto verso Carla Pasquinelli che per una grave malattia è stata improvvisamente privata anche di ogni possibile forma di presenza culturale e scientifica. Il suo lavoro rivive ora in questi dodici saggi di amici, colleghi, allievi, che intrecciano spesso l’analisi dei suoi contributi scientifici con il ricordo e la rievocazione personale.
Ne esce uno spaccato di storia della generazione intellettuale che si affaccia allo spazio pubblico del nostro paese all’inizio degli anni Sessanta e che vive sulla propria pelle, non senza qualche sofferenza, mezzo secolo di incalzanti e sempre più radicali trasformazioni del mondo. L’antropologia è stata di tutto ciò uno specchio fedele.
Quei decenni hanno visto la crisi dei grandi paradigmi teorici come marxismo, storicismo, strutturalismo, l’affermazione degli indirizzi post moderni e post coloniali, la riflessione sui processi di globalizzazione, sulle forme transnazionali e diasporiche di migrazione, sui rapporti di genere e sui diritti delle “nuove” soggettività, sulle forme di democrazia e di populismo mediale.
I cambiamenti dell’agenda teorica sono scanditi dal succedersi delle parole chiave. Da categorie come parentela, rito, valori, si passa a parlare di potere, corpo, genere. Non meno profondi sono i cambiamenti che investono negli stessi anni la figura sociale dell’intellettuale e i modi in cui essa si posiziona volta a volta nel mondo. Merito del volume è quello di proporre con uno sguardo monografico una riflessione a più voci, e di più generazioni, su alcuni momenti salienti di questa nostra storia comune.
Carla ha vissuto con passione il suo presente misurandosi e dialogando con tutte le grandi “ondate” culturali che si sono succedute nel tempo. E tuttavia su almeno tre punti è rilevabile la continuità del suo stile e della sua cifra teorica.
Un rapporto esplicito tra antropologia e filosofia. Quella che all’inizio poteva sembrare una sua eccentricità si è rivelata col tempo una necessità. Anche per l’antropologia come per tutte le principali scienze sociali si è ben presto rivelata illusoria la pretesa di difendere immutati i confini concettuali della disciplina.
Una difesa a oltranza del concetto di cultura inteso come spazio teorico in cui leggere la sempre mutevole linea di confine tra ordine e disordine, che Carla ha avuto il merito di saper immergere nella dimensione viva della esistenza quotidiana
Un costante riferimento alla politica intesa come necessità di difendere l’altro dalla violenza puntualmente scatenata dai sempre nuovi processi di modernizzazione capitalistica, che travolgono ormai l’antica demarcazione tra occidente e oriente su cui è nata l’antropologia.
Il volume si chiude con un’appendice, curata da Lorenzo Urbano, che include una bibliografia essenziale degli scritti di Carla Pasquinelli, e due suoi brevi saggi: una recensione a Cultura egemonica e culture subalterne di Alberto M. Cirese, uscita nel 1974 sulla rivista “Critica marxista”, che rappresenta il suo esordio nell’ambito specifico dell’antropologia culturale; e un articolo (apparso originariamente sul quotidiano “il manifesto” del 4 settembre 1990) sul rapporto tra Jean-Paul Sartre e Paul Nizan – autori che sono stati, specie il primo, alla base della sua formazione intellettuale.