Descrizione
Karl Marx
Salario, prezzo e profitto
Introduzione e cura di Adelino Zanini
Salario, prezzo e profitto è il testo di due conferenze che Marx tenne nel giugno del 1865 presso l’Associazione internazionale degli operai. Scritto in inglese e pubblicato postumo, il testo conobbe una grande fortuna e diffusione. In esso, vengono presentati, in forma sintetica e divulgativa, i principali risultati scientifici che Marx andava acquisendo nel corso della stesura del primo libro del Capitale. Nell’opera, composta per confutare le tesi dell’oweniano Weston, secondo il quale ogni lotta operaia in vista dell’aumento salariale sarebbe stata vanificata dall’aumento dei prezzi, Marx insiste sul carattere politico della lotta operaia sul salario, contro i meccanismi e le compatibilità economiche capitalistiche.
A più di un secolo e mezzo di distanza, le analisi di Marx possono sembrare molto lontane. In realtà, conservano molta della loro originaria radicalità pur in un sistema capitalistico profondamente mutato. Anche in un panorama in cui la finanziarizzazione del capitale è centrale nella determinazione dei processi di produzione del valore e dei salari, la questione della redistribuzione della ricchezza prodotta e del rapporto relativo tra salari e profitti rimane assolutamente centrale.
Karl Marx (1818-1883) è stato un filosofo, economista, storico, sociologo, politologo, giornalista e politico tedesco. Troppo noto per ricordare l’immensa opera, basti citare Il Capitale, di cui in vita pubblicò solo il primo libro.
UN ASSAGGIO
Introduzione
di Adelino Zanini
Ci sono molte ragioni per riproporre alla lettura un testo breve e molto noto quale Salario, prezzo e profitto. E ci sono, anche, molte possibili letture del testo medesimo. Ricordiamo, anzitutto, come si tratti di un lavoro da Marx scritto nel 1865, per una situazione particolare e uno scopo specifico: rispondere, durante le assise del Consiglio generale dell’Associazione internazionale dei lavoratori, alle tesi propugnate dall’owenista John Weston, secondo il quale qualsiasi aumento dei salari monetari ottenuto dagli operai sarebbe stato annullato da un equivalente aumento dei prezzi. La risposta di Marx fu molto ampia e articolata, al punto da valutarne, in una lettera a Engels del 24 giugno 1865, la possibile pubblicazione, poi scartata per non anticipare inadeguatamente l’uscita del Libro I de Il capitale, che avvenne due anni dopo. Questa è la ragione per la quale il breve testo sarà pubblicato postumo nel 1898, dopo che Eleanor Marx ne rinvenne il manoscritto, redatto in lingua inglese.
Molte possibili letture, dicevamo. Quella più ovvia non può che muovere da quanto lo stesso autore afferma nella lettera ora citata, ove è detto che il testo conterrebbe “parecchio di nuovo”, tolto dal manoscritto de Il capitale. Sul punto, si è molto insistito, cogliendo la possibilità di intendere Salario, prezzo e profitto non solo come un’anticipazione, ma anche come uno scritto divulgativo in sé compiuto e capace di sintetizzare, con efficacia, le prime tre sezioni de Il capitale. Di qui due complementari linee interpretative, per nulla contrapposte, l’una più attenta alla tautologia da Marx discussa e insita nella formulazione classica della teoria del valore-lavoro, l’altra intesa a spingersi oltre, sino a cogliere la funzione svolta nel testo marxiano dalla domanda aggregata. In entrambi i casi, indubbiamente, rimane centrale la definizione del salario come prezzo del lavoro che è, in realtà, forza lavoro; ma si profila comune, a dispetto di tutto, anche una possibile insidia economico-armonicistica, complice l’insistenza con cui Marx utilizza, abbinate, una teoria della moneta-merce e la funzione svolta dalla concorrenza per mettere d’accordo, nel medio-lungo periodo, ciò che d’accordo non va: valori-lavoro e prezzi (la questione della cosiddetta “trasformazione”).
Al di là di ciò, rimane in ogni caso decisivo l’asserto secondo cui l’aumento dei salari è causa non dell’aumento dei prezzi – che può temporaneamente realizzarsi, a livello settoriale, almeno – ma della diminuzione del saggio di profitto. L’insidia economico-armonicistica, dunque, troverebbe qui la sua soluzione, dato che, per l’agire della concorrenza, cambierebbero non solo i saggi di profitto di mercato, ma anche i loro saggi medi. Inoltre, la determinazione del livello effettivo del salario verrebbe comunque decisa, in ultima istanza, soltanto dalla lotta incessante tra capitale e lavoro, perché il sistema attuale, osserva Marx, con tutte le miserie che impone alla classe operaia, “genera nello stesso tempo le condizioni materiali e le forme sociali necessarie per una ricostruzione economica della società. Invece del motto conservatore: ‘Un equo salario per un’equa giornata di lavoro!’, gli operai devono scrivere sulla loro bandiera la parola d’ordine rivoluzionaria: ‘Abolizione del sistema del lavoro salariato!’”.