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Voci del mare
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Melville, Conrad, Pratt
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L'Arena - Lunedì 13 Marzo 2006
«Voci del mare» di Gloria Bianchetti analizza la vita e le opere di Melville, Conrad e Pratt, accomunati da una passione
Una rotta per l’avventura e per l’ignoto
di Paolo Zolet
Tra suggestioni personali e riferimenti alla critica, la vita e le opere di Melville, Conrad e Pratt, vengono analizzate in "Voci del mare", nuovissimo libro di Gloria Bianchetti edito da Ombre Corte. Voci accomunate dall'amore per l'avventura e per l'ignoto, insofferenti e incapaci di rassegnarsi al grigiore di una vita spenta e monotona, pronte ad accordarsi con le note a tratti malinconiche e pacifiche, a tratti furiose e crudeli dei loro sogni, grandiosi e salati come l'oceano.
Voci che amavano raccontare e che hanno riversato in storie scritte o disegnate l'enorme bagaglio delle loro esperienze personali.
Ricordiamo infatti che sia Melville che Conrad condussero parte della loro esistenza imbarcati su navi che seguivano i loro sogni di ragazzi, e che, forse, li distrussero per sempre. Lo scrittore newyorkese aveva ventidue anni quando partì con una baleniera per un viaggio nel Pacifico che durò quattro anni. L'autore di "Cuore di tenebra", romanzo capolavoro che ha costituito il canovaccio per il film di Francis Ford Coppola "Apocalypse Now", solo diciassette quando, spinto da un'irresistibile vocazione per la vita di mare, si imbarcò come allievo pilota su un vecchio veliero francese che salpava dal porto di Marsiglia, destinazione Antille. Navigavano per fuggire dalla routine, dagli ambienti provinciali, dall'amarezza della loro infanzia, dal dolore della mancanza di prospettive. Navigavano per incontrare tanti nuovi mondi, che stavano, non solo geograficamente, agli antipodi dell'Europa "civile". Melville e Conrad scelsero di conoscere, di vedere realtà scomode e violente, di sperimentare la durezza della vita di bordo, di condividere spazi angusti con uomini imbarcati per scappare a chissà quale colpa.
E se è vero che un grande libro non è se non il rovescio di un altro libro che non si scrive che nell'anima, col silenzio e col sangue, nelle loro anime dovevano esserci ferite inguaribili.
Pratt, diversamente da Melville e Conrad, non si imbarcò mai per lavoro. I suoi viaggi furono solo "amusement". Probabilmente è per questo che il talento nato a Rimini, ma profondamente legato alla città di Venezia, ci porta tra gli arcobaleni dei mari del Sud attraverso racconti fantastici, a volte ironici, quasi sempre malinconici, come il suo più famoso ed importante personaggio: Corto Maltese. Non è un caso che in Pratt il mare è "amico", nessuna tempesta terribile, non ci sono equipaggi riuniti sul ponte, lunghe conversazioni, descrizioni minuziose di attrezzi e metodi che i marinai utilizzano per il lavoro quotidiano. Il mare dell'artista italiano non domina l'esistenza umana; riveste un ruolo di secondo piano, fa da sfondo.
Non vi si nascondono Leviatani: lo squalo è una divinità amica per i navigatori Maori o un avversario del quale ci si libera con un coltello; il polipo gigantesco non incute maggior timore.
Secondo Gloria Bianchetti, con la morte di Pratt, avvenuta nel 1995, si è interrotta una tradizione narrativa che, a partire dal XVIII secolo, ha riempito d'incanto le menti di intere generazioni, affascinate da quanto di esotico e fantastico i romanzi e i racconti di viaggio sapevano offrire.
Le "Voci del mare" disegnano una rotta che da Melville porta a Pratt, passando per Conrad. Una rotta che conduce il lettore a contatto con l'ancestrale rapporto che ha legato l'umanità al mare. Una relazione che, "iniziata misteriosamente, come tutte le grandi passioni che gli Dei inscrutabili ispirano ai mortali, (...) continuò, irrazionale ed invincibile, sopravvivendo alla prova della disillusione, sfidando il disincanto che si cela in ogni giornata di una vita faticosa" (Conrad).
Il tempo in cui le carte geografiche presentavano degli spazi bianchi è ormai lontano. Tutto è stato esplorato e il turismo di massa ha trasformato in sgomento il momento della partenza, in fatica estenuante il pellegrinaggio verso luoghi lontani. La figura romantica dell'errante senza meta è stata definitivamente cancellata? Forse sì. Forse non ci rimane che la possibilità di naufragare nella vastissima letteratura di viaggio a nostra disposizione. Non ci resta che vivere con un senso di impotenza, e un po' di invidia, le avventure di chi ci ha preceduto. Non è possibile. Malgrado tutto ci piace pensare che, anche di fronte ai quotidiani disinganni, permanga un frammento dell'animo umano che non avrà mai dimora, cha va ogni giorno a cercare avventure e magari anche il senso di questo mondo, inquieto come Ulisse, romantico come Corto, irrazionale come Kurtz, testardo come Achab.
La repubblica - Bologna - 4 aprile 2006
Voci del mare salato
di Valentina Desalvo
È un piccolo libro di grande respiro, questo. "Voci del mare. Melville, Conrad, Pratt" di Gloria Bianchetti (ombre corte, 8 euro) è un saggio sulla letteratura di viaggio e ha il merito indiscutibile di far appassionare di mare e di viaggi anche chi ha un animo stanziale e poco propenso ad appassionarsi agli orizzonti larghi. Gloria Bianchetti si è laureata a Bologna (dove è rimasta a vivere) con una tesi sui rapporti tra fumetto e letteratura: uno spunto evidente per questo libro che riesce a mettere in relazione i grandi scrittori con Corto Maltese, senza forzare mai il parallelo. Ne viene fuori un itinerario brillante tra Moby Dick, Marlow e il marinaio di Pratt, che rende omaggio ai personaggi celebri di un genere che è stato così importante, quello della letteratura di viaggio, appunto. E chi non gradisce la definizione un po' 'ghettizzante' avrà modo di capire come mai l'incanto per questo tipo di racconti funzioni: è proprio il talento dei narratori a rendere i protagonisti archetipi vivacissimi. Oltre il cuore di tenebra per naufragare dolcemente nel mare salato.
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