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Il traffico di organi nel mercato globale
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Rivista telematica - Iperstoria
di Raffaella Malandrino
"L'emergere di strani mercati, capitali in
eccesso, "corpi in surplus" e parti di
ricambio umane ha generato un commercio
di corpi che permette a pochi individui
ragionevolmente facoltosi di qualsiasi parte
del mondo una miracolosa estensione di
bios, - la vita nuda e cruda, la forma
elementare della vita nella specie".
IL traffico degli organi e la chirurgia dei
trapianti seguono la rotta del capitalismo, da
Sud a Nord, dai Paesi del Terzo Mondo alle
cliniche statunitensi e ai centri di ricerca
biotecnologica, in una dimensione di
globalismo economico: l'etica neoliberista
pone i suoi alibi nell`ideologia dell`azione
individuale e della liberta` personale, ma i
risultati spesso prostrano i concetti di
dignita` del corpo e dei valori sociali.
Questa ricerca etnografica dimostra come la
chirurgia dei trapianti sia un miscuglio di
altruismo e commercio, di segretezza e di
offerta plateale, di assenza globale di principi
che possano regolare attività scientifiche
senza perderne di vista l'aspetto etico.
E` un'indagine condotta negli ospedali, nei
laboratori, nelle banche di raccolta degli
organi, ma anche in strada, per conoscere le
opinioni della gente, in particolar modo di
quella socialmente emarginata e spesso
vittima della bio-pirateria. Di fronte a verità
aberranti la voce della diceria, che traccia il
confine tra leggenda e realtà, crea effetti di
coscienza e di resistenza civile, laddove il
passaggio di notizie di bambini scomparsi
improvvisamente o rapiti, per nutrire il traffico
di organi, crea tra gli abitanti delle favelas
brasiliane una forte opposizione collettiva al
potere che permette simili pratiche.
La vendita e il commercio degli organi hanno
quasi sempre radici che si nutrono
dell`assenza di leggi nazionali e di
trasparenza sanitaria, e che pongono il
corpo di fronte allo Stato e alla societa` quale
oggetto di "candidatura a mercato", o vittima
di assetti politici coercitivi.
In Cina e in alcuni paesi asiatici i corpi di
prigionieri giustiziati o, ancor peggio, in
attesa di esecuzione, sono preda della
chirurgia dei trapianti: l'ethos collettivista
pone il corpo reo in condizione di riscatto
sociale, giustificando lo smembramento delle
sue parti a servizio della scienza e del
benessere sociale.
In India spesso sono le donne a donare una
parte di se` in operazioni vitali per sostenere
la famiglia o provvedere alla dote di una
figlia, suggellando un tacito scambio con il
marito che dona invece il suo corpo nel
lavoro.
In Brasile articoli su giornali annunciano la
vendita di un rene o di una cornea, "doppi"
non strettamente necessari, di cui si e`
disposti a fare a meno per una situazione
economica piu` agevole.
Nel rispetto di chi realmente, attraverso la
sostituzione di un organo malato, può
riguadagnare la speranza di una vita, sempre
più spesso l'Occidente guarda alla pratica
del trapianto come a un bisogno artificiale: la
corsa verso un ricambio biologico che non
assicura vita, ma spesso una sopravvivenza
difficile e ai limiti con la morte, e che ancora
una volta oggettivizza il corpo negandogli il
suo naturale decadimento.
L'indagine segna il cambiamento delle
relazioni sociali e culturali tra se` e l'altro: da
un lato un corpo scientifico, luogo semantico
della vita biologica; espurgato di qualsiasi
valore etico, è quello che la dimensione
capitalistica e parte della dimensione medica
considerano semplicemente fonte di "pezzi
smontabili" con cui estendere le nostre
esistenze; dall'altro un corpo nella sua integralità, in cui ogni elemento è "prezioso dono di vita", insostituibile e inalienabile.
Si vedano le pagine web ai siti:
HERMESNET il portale di filosofia
ECOLOGIA SOCIALE
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