S. Aru e V. Deplano (a cura di)
Costruire una nazione
Politiche, discorsi e rappresentazioni che hanno fatto l'Italia
 
il manifesto - 2013.05.24

"COSTRUIRE UNA NAZIONE", UNA RACCOLTA DI SAGGI Il nodo irrisolto dell'italianità alla luce del rapporto con lo straniero

di Sara Borriello

L'"italianità" è un concetto generico, un'idea difficile da definire a partire dal fatto che i suoi confini sono labili e piuttosto mobili. Molti obiettano che l'unità italiana sia un'utopia, che esiste solo sulla carta, altri invece ne danno un giudizio negativo, procedendo per stereotipi. In Costruire una nazione (Ombre corte, pp. 263, euro 25) Silvia Aru e Valeria Deplano affrontano questo tema, raccogliendo saggi e contributi di vari studiosi intorno all'appartenenza nazionale e alle svariate forme in cui quest'ultima viene declinata.
Il volume è interdisciplinare e gli argomenti spaziano dall'importanza della carta geografica come icona dell'Italia al ruolo pedagogico dei giochi di società. È diviso in quattro parti: il primo percorso, intitolato "Fare l'Italia", si occupa della percezione dei confini e della storia della nostra penisola. Le due sezioni successive sono invece dedicate al concetto di "italiano", che si sviluppa a partire dalle rappresentazioni statali ed è funzionale alla costruzione di un'appartenenza nazionale. Infine, viene affrontato il tema dello straniero, perché un discorso sull'italianità prevede un discorso del rapporto con l'altro.
Le tematiche ruotano comunque sulla domanda: il "cittadino italiano" esiste nella realtà o invece compare solo sulla carta? Quesisto che non trova risposta nel volume. C'è tuttavia un filo rosso che lega gli interventi. Riguarda il legame diretto tra costruzione dell'identità nazionale e i modelli proposti dal potere politico: lo Stato, infatti, ha sempre cercato di indirizzare l'immaginario collettivo verso una certa idea di nazione, come emerge dall'analisi del periodo del post-Unità e del fascismo.
Tuttavia, per capire l'Italia e delineare ciò che appartiene alla sfera nazionale non basta appellarsi ai discorsi e i dettami del potere. Lo dimostra lo storico Michel de Certeau quando afferma che il popolo non è un passivo strumento nelle mani del potere, ma che, anzi, è capace di rielaborarne i discorsi per dare vita a qualcosa di nuovo ed inedito. Un passaggio interessante del percorso intrapreso dalla Aru e dalla Deplano riguarda la percezione della diversità dovuta ai discorsi politici e mediali, come quelli della Lega e la legge Bossi-Fini del 2002, che associano lo straniero a comportamenti criminali. Il forestiero, in quest'ottica, viene demonizzato come il male della società, allontanato, additato come diverso; diviene, insomma, un capro espiatorio che è facile sacrificare per allentare la tensione sociale e acquisire consenso. Tuttavia, il discorso dei "nuovi razzismi", così come li definisce il linguista Teun A. Van Dijk, è molto più complesso se si prende in esame anche un micro livello di analisi che non è connesso alle istituzioni, ma alla società. Le pratiche quotidiane di esclusione e di discriminazione non si rivolgono solo agli stranieri, ma a tutti coloro che non soddisfano il canone di normalità attuale, e di questa categoria fanno parte tante minoranze, come quelle linguistico-culturali, che non vengono additate dai media ma che subiscono comunque una marginalizzazione sociale e sono percepite come altro rispetto al concetto di "italiano".
In quest'ottica, tutti i saggi sono da leggere come spunti per un'analisi più profonda dell'identità nazionale, sciogliendo così il nodo dell'esistenza o meno di una italianità.








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