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I sapori della seduzione
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Il ricettario dell'amore tra donne nell'Italia degli anni '50
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Liberazione della domenica - 2 aprile 2006
Amori lesbici anni Cinquanta
Di Saverio Aversa
In quel locale in cui tutti si " abbracciavano, pomiciavano, si stringevano, si divertivano e in cui io non avrei mai potuto ballare con la donna che amavo, mi tornò davanti tutta la mia diversità, tuttalamiadelusione, tutta la mia rabbia". Cosl rico rda una delle protagoniste del libro di Gabriella Romano Isapori della seduzione (Ombre corte, pp. 140, 13 euro), che racconta di quelle donne che hanno amato altre donne negli anni '50, una serie di amori lesbicivissuti con grande discrezione e con doveroso timore durante il primo decermio di ricostuzione: dell'Italia dopo il secondo conflitto mondiale. Undici storie, undici racconti che l'autrice ha scritto dopo aver raccolto le confidenze di donne omosessuali che con coraggio e detenninazione hanno vissuto e rivendicato la libertà di vivere sentimenti e sessualità in un'epoca molto più conforrnista di queda che stiamo vivendo. I sapori della seduzione vuol essere anche unasorta di ricettario gastronornico che sfuma, ammorbidisce, coinvolge, riscalda con l'intimità della cucina, con i piatti preparati per sedurre la mente, il cuore e i sensi e fra questi il gusto e l'olfatto. Amori proibiti, condannati dal perberusmo cattolico, amori occultati dalla rispettabilità di una finta amicizia, rapporti consumati velocemente tra le protettive mura domestiche,dietro le candide tendine delle finestre. L'occasione propizia poteva nascere proprio da un invito a cena rivolto in assenza di un padre o di un marito: angeli del focolare che seducevano e si lasciavano sedurre da altre donne, persone più vicine, più comprensive, pronte ad esaudire i desideri sessuali più nascosti. Dice Gabriella Romano: "Il cibo è uno strumento potente anche per far riaffiorare ricordi lontani ma è stato un percorso difficile, doloroso, perché questi anni sono stati dimenticati in fretta, sono stati vissuti con un profondo senso di opposizione, di rabbia, di solitudine. Molte donne hanno rifiutato di farsi intervistare per la difficoltà di ricordare guel periodo della loro vita con la serenità e il distacco necessari. Per loro quegli anni sono ancora una ferita non del tutto rimarginata".
Edda, una delle protagoniste, rivive la sua adolescenza di ragazza diversa che affronta l'ostilità di un piccolo paese della Maremma senza nascondere il suo amore per una dorina bellissima ed emancipata che girava in jeep con i lunghi capelli al vento. A questa donna deve la sua educazione sentimentale ma anche quella culturale: le fa leggere Vrginia Woolf, Musil, e tutti gli altri grandi poeti e scrittori. Il loro rapporto è stato difficilissimo per lo scandalo che suscitava ma loro lo hanno difeso con molto orgoglio e passione. Anche nelle grandi città come Rorna le cose non erano meno difficili perché le domte potevano fare vita sociale solo se accompagnate da un uomo e non esistevano luoghi di incontro per le lesbiche. Scrive Rosanna Fiocchetto nella postfazione: "Dopo la conclusione della seconda guerra mondiale, in ogni paese occidentale, le donne vengono rimesse al loro posto per favorire la reintegrazione maschile: e il loro posto è la casa, la famiglia". Attraverso il cinema, la pubblicità, la stampa, venne diffusa e imposta una mistica della femminilità che fissava rigidamente l'imrnagine della donna e ribadiva il suo ruolo tradizionale, l'unico consentito dall'ideologia patriarcale. Le vicende di Sara, Mariangela, Paola, Giovanna e delle altre, mettono in discussione la fitura di una donna che si realitzava soltanto corne massaia petfetta etemamente sorridente,- come cuoca impeccabile, che doveva essere sempre in ordine ed elegantemente sobria, ben pettinata e con l'immancabile filo di perle al collo, icona rassicurante che illustrava le patinate e frivole riviste femrninili. La storica Lillian Faderman sostiene che gli anni '50 furono forse il peggior periodo per le donne che amano le donne. La condizione delle cittadine italiane era subalterna a quella dei padri, dei fratelli, dei mariti. Vigeva ancora lo ius corrigendi che consentiva ai mariti di picchiare le mogli a scopo educativo e li autorizzava a controllare la loro corrispondenza. Il marito inoltre poteva vietare alla moglie di avere un lavoro. Il controllo sociale sulla sessualità era pesante, senza vie di ùscita, e prevedeva che le mogli fossero obbligate alla prestazione sessuale come "remedium concupiscentiae" a beneficio del marito e in nome della continuità della stirpe. Per l'adultera erano disposte pene più severe di quelle previste per un uomo a causa di una norma ignobile che teorizzava una differente esigenza fisiologica Giulia Icchini, compagna del ciclista Fausto Coppi ma ancora sposata con un altro, venne arrestsita per adulterio, concubinaggio e abbandono del tetto coniugaie e condannata a tre mesi di carcere e al domicilio coatto. Agli uomini che si facevano giustizia da sé punendo le adoltere venivano applicate le attenuanti d'onore e la condanna per omicidio consisteva in solo tre anni di pena in caso di stupro di una prostituta la pena prevista era la metà di quella che riguardava la violenza su una donna onesta, il sequestro di una donna era più grave se coniugata (cioè è proprietà della famiglia), la separazione matrimoniale era consentita solo in casi estrem ma rmaneva comunque un fatto vergognoso e le mogli separate avevano l'obbligo della fedeltà (norma invigore fino al 1974). Nei primi anni '50 un silenzio quasi totale impediva anche soltanto di parlare di omosessuali e di lesbiche ma qualche anno dopo l'argomento diventerà di dominio pùbblico e riempirà le pagine dei giornali. Gli italiani cominciarono ad occuparsi di quello che solo poco tempo prima era un tabù innominabile ma lo facevano sull'onda di episodi di cronaca usati a scopo sensazionalistico. Negli articoli che raccontavano dei processi a Pasolini, dei suicidi di amanti disperati, dello scandalo dei "balletti verdi" a Brescia, si riferiva di ambigue passioni, di amicizie equivoche, di mondo degli anormali, di torbido ambiente, di turpe vizio. La medicina ufficiale intanto avanzava ipotesi di cure ormonali o psichiatriche che in molti casi furono somministrate. Per i minorenni sottoposti alla patria potestà erano previsti elettroshock e l'internarnento in manicomio. Ricòrdare quegli anni così tetri serve a rintracciare le radici di una comunità, ad analizzare i comportamenti di identità e soggettività negate e represse, a segnare il cammino effettuato per abbattere pregiudizi e discriminazioni in nome delle libertà indispensabili.
Donne e conoscenza storica
arcilesbica circolo di Bologna
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