Descrizione
Mariarosa Dalla Costa
Donne e sovvrsione sociale
Um metodo per il futuro
Introduzione di Anna Curcio
“Perché ripubblicare i documenti più significativi di Potere femminile e sovversione sociale a cinquant’anni dalla prima edizione che aprì il dibattito internazionale sul lavoro domestico e ne costituì una pietra miliare? L’interesse di una tale operazione non è commemorativo né puramente archivistico. Non si tratta soltanto di rimettere in circolazione materiale politico di un fecondo periodo di trasformazione sociale, che pur sarebbe di per sé cosa meritoria visto l’oblio in cui per decenni sono cadute queste analisi. La sua riedizione punta soprattutto a rendere disponibili nel dibattito contemporaneo femminista (e non solo) i materiali fondativi di un’esperienza militante tanto prolifica quanto attuale, che ha portato in primo piano il valore produttivo della riproduzione e svelato l’inganno della naturalizzazione, ovvero del considerare naturale il rapporto delle donne con il lavoro domestico e di cura. Si tratta di un’esperienza di respiro internazionale, raccolta attorno al Collettivo internazionale femminista (costituito a Padova nel 1972) e alla campagna per il Salario al lavoro domestico che, per dare battaglia alle forme materiali dello sfruttamento e della subordinazione delle donne, ha riletto criticamente l’analisi marxiana dello sviluppo capitalistico” (Anna Curcio).
Mariarosa Dalla Costa è stata docente presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Padova. Figura storica del movimento femminista a livello internazionale, agli inizi degli anni Settanta ha aperto il dibattito sul lavoro domestico e sulla donna come riproduttrice della forza lavoro. Ha dedicato il suo impegno teorico e pratico ai problemi riguardanti la condizione femminile coniugandolo in anni più recenti a quello sui movimenti attorno alla questione della terra, dell’agricoltura, della pesca e dell’alimentazione.
RASSEGNA STAMPA
il manifesto – 4.8.2021
«DONNE E SOVVERSIONE SOCIALE. UN METODO PER IL FUTURO», DI MARIAROSA DALLA COSTA
Lavoro domestico. Percorsi militanti e di rottura
Era il 1972 quando, per la casa editrice Marsilio, usciva un libro destinato a diventare una pietra miliare nella discussione femminista internazionale sul lavoro domestico. A scrivere allora Potere femminile e sovversione so- ciale era Mariarosa Dalla Costa (con “Il posto della donna” di Selma James), dando l’avvio a una discussione che merita di essere ripreso fin dai suoi prodromi.
Ne è sicura Anna Curcio tra le più attente e rigorose nel disegnare spazi critici e di riemersione di scritture politiche in grado di interrogare il presente che ora, a cinquant’anni dalla prima uscita, ne cura la riedizione in un volume prezioso per le edizioni ombre corte consentendo di ridepositare quelle analisi così lungimiranti.
Si intitola Donne e sovversione sociale. Un metodo per il futuro (pp. 116, € 10) e Curcio, che ne firma l’introduzione, ha inteso aggiungere l’intervista di Louise Toupin a Mariarosa Dalla Costa, uscita in un volume di Toupin del 2014 (Le salaire au travail menager. Chronique d’une lutte féministe internationale 1972-1977).
Le ragioni della ripubblicazione, che non sono né commemorative né meramente archivistiche, le sintetizza la stessa curatrice: «La sua riedizione punta soprattutto a rendere disponibili nel dibattito contemporaneo femminista (e non solo) i materia- li fondativi di un’esperienza militante tanto prolifica quanto attuale, che ha portato in primo piano il valore produttivo della riproduzione e svelato l’inganno della sua naturalizzazione, ovvero del considerare naturale il rapporto delle donne con il lavoro domestico e di cura.
Si tratta di un’esperienza di respiro internazionale, raccolta attorno al Collettivo internazionale femminista (costituito a Padova nel 1972), e alla campagna per il Salario al lavoro domestico che, per dare battaglia alle forme materiali dello sfruttamento e della subordinazione delle donne, ha riletto criticamente l’analisi marxiana dello sviluppo capitalistico.
È un percorso militante, già definito “femminismo marxista della rottura” (espressione questa usata dalla stessa Curcio in un altro interessante lavoro, Introduzione ai femminismi, DeriveApprodi, 2019).
UN ASSAGGIO
Introduzione. La sovversione è nel metodo
di Anna Curcio
Perché ripubblicare i documenti più significativi di Potere femminile e sovversione sociale a cinquant’anni dalla prima uscita del libro che aprì il dibattito internazionale sul lavoro domestico e ne costituì una pietra miliare? L’interesse di una tale operazione non è commemorativo né puramente archivistico. Non si tratta soltanto di rimettere in circolazione materiale politico di un fecondo periodo di trasformazione sociale, che pur sarebbe in sé cosa meritoria visto l’oblio in cui per decenni sono cadute queste analisi. La sua riedizione punta soprattutto a rendere disponibili nel dibattito contemporaneo femminista (e non solo) i materiali fondativi di un’esperienza militante tanto prolifica quanto attuale, che ha portato in primo piano il valore produttivo della riproduzione e svelato l’inganno della sua naturalizzazione, ovvero del considerare naturale il rapporto delle donne con il lavoro domestico e di cura. Si tratta di un’esperienza di respiro internazionale, raccolta attorno al Collettivo internazionale femminista (costituito a Padova nel 1972), e alla campagna per il Salario al lavoro domestico che, per dare battaglia alle forme materiali dello sfruttamento e della subordinazione delle donne, ha riletto criticamente l’analisi marxiana dello sviluppo capitalistico. È un percorso militante, già definito “femminismo marxista della rottura”, che con l’urgenza politica di un discorso e una pratica femminista all’altezza delle sfide del tempo ha rotto con il marxismo, con il femminismo marxista e con lo stesso operaismo politico di cui pur assume il metodo, per dichiarare guerra al lavoro domestico quale condizione dello sfruttamento della donna nella società fordista.
Una rottura teorica, politica ed esistenziale
Le studiose militanti raccolte attorno all’esperienza del Salario al lavoro domestico, che non è solo uno slogan ma una più complessiva indicazione di lotta e un dispositivo di organizzazione, hanno prodotto una densa e articolata riflessione sulla produttività del lavoro domestico di cui il lavoro di Mariarosa Dalla Costa e il saggio qui ripubblicato, Donne e sovversione sociale, assieme al documento Maternità e aborto, entrambi del 1971, rappresentano il fecondo incipit di una elaborazione teorica ben più ampia. Testi come L’arcano della riproduzione di Leopoldina Fortunati del 1981, Il grande Calibano della stessa Fortunati insieme a Silvia Federici del 1984, Un lavoro d’amore di Giovanna Franca Dalla Costa del 1978, nonché Wages Against Housework di Federici del 1975, che è tra i testi fondativi dell’esperienza, sono solo i contributi più noti. Di molti altri, meno noti ma non meno significativi, se ne conserva copia nell’“Archivio di Lotta Femminista per il salario al lavoro domestico. Donazione Mariarosa Dalla Costa” (d’ora innanzi Archivio di Lotta Femminista), a prova della ricca riflessione aperta in quegli anni.